Intelligenze scomode del novecento - Numero 05

Intelligenze scomode del Novecento
Un titolo provocatorio per un’iniziativa politicamente scorretta. Nel ciclo di incontri che si sta svolgendo al Circolo di via Marina, a Milano, sono 12 i personaggi di cui si discute. Da Pound a Schmitt, da Marinetti a Sironi, senza dimenticare Celine e Junger. Tutti pensatori rigorosamente "scomodi". E, forse per questo, estremamente interessanti. Protagonista del primo incontro è stato Ezra Pound, lo scorso 15 ottobre. Nelle settimane successive si è parlato di Carl Schmitt e di Gabriele D’Annunzio. Ma sono ancora tanti gli incontri a cui gli appassionati del "genere" - che sarebbe limitativo definire cultura di destra - possono assistere.

Ecco il programma. Gli incontri si svolgeranno tutti al Circolo di via Marina 1.
Filippo Tommaso Marinetti - martedì 6 novembre, ore 21
Giovanni Gentile - martedì 13 novembre, ore 21
Curzio Malaparte - martedì 20 novembre, ore 21
Alessandro Blasetti - martedì 27 novembre, ore 21
Louis-Ferdinand Celine - martedì 4 dicembre, ore 21
Ernst Junger - martedì 11 dicembre, ore 21
Mario Sironi - martedì 18 dicembre, ore 21
Italo Balbo - martedì 15 gennaio 2002, ore 21
Yukio Mishima - martedì 22 gennaio 2002, ore 21

Interessante la formula con cui si stanno svolgendo gli incontri: dopo una breve redazione introduttiva del curatore Luca Gallesi, si passa alla visione di un filmato che riassume e analizza la vita del protagonista della serata. Il filmato è "d’autore": è stato infatti curato da Giano Accame, storico intellettuale "di destra". La regia è di Sergio Tau. Questa serie di filmati sono stati mandati in onda dalla Rai nei mesi scorsi. In un orario però poco "appetibile": alle prime luci dell’alba. Le immagini sono interessanti e ben selezionate. Si susseguono interviste a intellettuali di varia provenienza culturale, che analizzano senza peli sulla lingua le idee del pensatore trattato. E, dopo la fine del filmato, parte la discussione in sala: tiene le file Gallesi e intervengono i relatori invitati. Alla fine viene dato spazio anche alle domande del pubblico.

Abbiamo chiesto a Luca Gallesi, curatore degli incontri insieme ad Alessandro Zaccuri, di illustrarci il significato di quest’iniziativa culturale.

Nei primi incontri di questa serie hai parlato dell’attualità di queste "intelligenze scomode del Novecento". Cosa intendevi?
"Nella nostra epoca, per fare alcuni esempi, non si può parlare di poesia senza avere in mente Pound, non si può discutere di politologia prescindendo dal pensiero di Carl Schmitt, di prosa senza leggere Celine, di filosofia senza analizzare il pensiero di Gentile o di cultura giapponese senza conoscere Mishima. Questo il motivo della loro attualità".
C’è un legame storico e culturale che tiene insieme queste "intelligenze scomode"?
"Sì, è il fascismo. Tutti questi 12 personaggi sono stati legati, anche se in modi diversi, al fenomeno fascista. Ma soprattutto sono legati alla sconfitta del fascismo. Tutti hanno pagato lo scotto di essere i vinti del dopoguerra. Sono stati perseguitati, ghettizzati, messi in un angolo. Le uniche eccezioni a questa regola sono quelle di Gabriele D’Annunzio e di Yukio Mishima. Il primo è morto prima della caduta del fascismo e non si sa dunque come avrebbe reagito alla sconfitta. Il secondo era troppo giovane nel 1945 per poter vivere a pieno la caduta del fascismo".
Malaparte però ha vissuto la sconfitta in modo diverso dagli altri personaggi. E’ passato ad altre sponde politiche.
"Vero, ma nel nostro incontro parleremo soprattutto del Malaparte de La Pelle, schifato dall’invasione americana dell’Italia e che racconta la vicende della ’signorine’". A parte Ezra Pound, di cui sappiamo che sei un cultore, quali ritieni siano i personaggi maggiormente interessanti dal punto di vista intellettuale di questa serie di incontri? "Innanzitutto Carl Schmitt, che ha scritto opere gradevoli e interessanti anche oltre il suo classico ambito della politologia e del diritto. Mi ha piacevolmente impressionato anche Alessandro Blasetti, il regista del regime fascista, che è stato uno dei precursori del neorealismo. E poi Italo Balbo, che ha portato all’Italia i più importanti record nel campo dell’aviazione. Osservando il filmato che lo riguarda si possono vedere anche immagini molto interessanti - e sconosciute - delle opere fatte dall’Italia in Africa, durante la colonizzazione".
Questa iniziativa delle intelligenze scomode si inserisce nel filone di revisionismo storico da te già iniziato con i convegni dell’associazione "Il Testimone"?
"Sì, ma non si limita solo alla fase storica della Repubblica sociale italiana. E’ un revisionismo che riguarda tutto il ’900. Per come la vedo io, poi, questa iniziativa non deve solo coltivare un discorso storiografico, ma cercare di lanciare dei messaggi anche per il futuro attraverso le idee feconde dei pensatori di cui stiamo parlando. Coltivare i loro spunti più importanti: questo l’obiettivo primario. Il tempo poi dirà se certe idee potranno essere ’riutilizzate’ e in che modo. E poi è già importante parlare di cultura: il piacere di riflettere a prescindere dalle conseguenze. E’ già questo un compito non trascurabile, al dì là delle ripercussioni politiche che possono avere le idee di certi pensatori".
Il clima per affrontare queste "intelligenze scomode" è più propizio secondo te rispetto ad alcuni anni fa?
"Da questo punto di vista sta accadendo un fenomeno singolare: prima non si poteva parlare di certi pensatori perché ostracizzati in quanto fascisti. Ora che certi tabù sono caduti si dice invece che parlare di certi pensatori è demode, perché rappresentanti di una ’vecchia’ cultura".
Insomma, un po’ quello che avviene per chi utilizza ora l’argomento dell’anticomunismo. Prima chi ne parlava era considerato fascista. Ora si dice: "Ma il comunismo ormai non c’è più, dunque è inutile parlare di anticomunismo".
"Sì, quello di cui parlavo è un fenomeno che va nella stessa direzione".
Che tipi di intellettuali sono quelli di cui si discute in questo ciclo di conferenze?
"Sono intellettuali molto diversi da quelli attuali. Prendiamo la figura di D’Annunzio, un ’intellettuale armato’, che è stato esempio per i politici del suo tempo. Mentre certi intellettuali di oggi sono solo i cagnolini al seguito dei loro referenti politici".

Massimiliano Mingoia