Giovani D'oggi - Numero 55

 

Viviamo in tempi difficili e ciò che subito appare evidente è che le nuove generazioni sono disarmate di fronte al futuro. E non solo perché c’è la crisi e non c’è lavoro, ma perché i giovani di oggi non sono attrezzati ad affrontare il futuro. Li vediamo questi ragazzi e ripensiamo a quelli che eravamo noi anni fa. Non è il solito, malevole ed invidioso, confronto tra generazioni diverse. I nostri padri ci rinfacciavano d’avere meno educazione, d’essere più sfrontati, di essere troppo avanti ("i bambini nascono ora con gli occhi aperti", dicevano le nostre madri ricordando come i piccoli una volta tardavano ad aprire gli occhi alla nascita). Eravamo la generazione della contestazione, del ’68, della minigonna, dei "figli dei fiori", delle barricate, della politica attiva. Eravamo, sì eravamo, nel senso che vivevamo. Ora non più, ora non si vive, si sopravvive. Un torpore ammorba le giovani generazioni. Neppure il binomio "ragazze e pallone" funziona più. Li vediamo questi giovani che come unica occupazione hanno quella di essere perennemente al cellulare. Guardateli per strada, nell’intervallo a scuola ( se non in classe con il cellulare sotto il banco): una dipendenza totale, un modo, l’unico, di comunicare. Ormai il cellulare è diventata una protesi. E così li vediamo crescere dipendenti dal tablet o dal PC, dalla televisione o da tutto ciò (poco altro, a dire il vero) che non richieda una partecipazione attiva. Il loro frasario è stereotipato, come le loro movenze, il look, tutto. I nostri figli non leggono più. Troppa fatica : c’è la TV che ti dà la vita in diretta con l’immagine, te la commenta, te la spiega. Perché faticare a comprendere con la tua testa? Le biblioteche scolastiche sono desolatamente inutili; internet è lo strumento per "fare ricerca", o meglio per fare "copia ed incolla" per le tesine, magari dimenticando di cancellare a piè di pagine il link… E’ l’esaltazione del non fare fatica, ma non nell’ottica del miglior utilizzo del tempo risparmiato. E’ la "cultura" di oggi, diciamo per autoconsolarci. Ma è sbagliato. Dobbiamo avere il coraggio di dirlo, e di porre rimedio. Stiamo crescendo una generazione senza cultura, che magari conosce più cose di quelle che conoscevamo noi ai nostri tempi, ma non sa. Non sa scegliere, non è intelligente, nel senso di intus legere, leggere dentro le cose. Nozionismo fine a se stesso; impero dei quiz; visione computerizzata della vita. Questa non è cultura.

Tempo fa mi hanno mostrato un testo della polizia di Houston (Texas). Lo riporto perché può essere un’ottima fonte di riflessione.

Se volete rovinare un ragazzo
• Fin dall’infanzia dategli tutto quello che vuole; così crescerà convinto che il mondo abbia l’obbligo di mantenerlo.
• Se impara una parolaccia, ridetene; così crederà di essere divertente.
• Mettete in ordine tutto quello che lascia in giro: libri, abiti, scarpe; fate voi quel che dovrebbe fare lui, in modo che si abitui a scaricare su altri le sue responsabilità.
• Date al ragazzo tutto il denaro che vi chiede. Non lasciate mai che se lo guadagni. Perché dovrebbe faticare, come avete fatto voi, per avere quel che vuole?
• Prendete le sue parti contro i vicini di casa, gli insegnanti, gli agenti dell’ordine: sono tutti prevenuti contro vostro figlio.
• Quando si mette in un guaio serio, scusatevi con voi stessi dicendo : Non siamo riusciti a farlo rigare diritto.

Preparatevi a una vita di amarezze : non vi mancheranno.


A.F.V.