Quanti conoscono oggi Arturo Ferrarin? Non molti, certamente. Lo conoscono gli appassionati di aeronautica, qualche studente la cui scuola è intitolata a lui, ma il grande pubblico probabilmente poco o nulla sa di questo grande aviatore. Eppure Ferrarin è stato un mito dell’aeronautica italiana durante gli anni del fascismo. Nato a Thiene (Vicenza) nel 1895, partecipò alla prima guerra mondiale diventando pilota. Nel 1920 il suo primo grande successo mondiale : il raid Roma-Tokio. La trasvolata fu fatta a bordo di uno S.V.A.9 (la sigla sta per Savoja, Verduzio e Ansaldo, i nomi dei progettisti e dell’Azienda costruttrice).Al tempo non esisteva ancora la Regia Aeronautica : al momento si chiamava Comando Supremo d’ Aeronautica. Erano i primi aerei, fatti di legno e tela…; alla famiglia degli SVA apparteneva anche l’aereo con il quale D’Annunzio fece il famoso volo su Vienna il 9 agosto 1918. E lo stesso D’Annunzio era stato l’ideatore di questo raid che si spingeva verso l’Oriente. Quando Ferrarin e Guido Masiero atterrarono a Tokio c’era ad attenderli una folla di duecentomila giapponesi. Il raid si era svolto dal 14 febbraio al 31 maggio 1920. Ma il nome di Ferrarin è legato, oltre ad altri successi in competizioni aeronautiche, come il primato di volo in circuito chiuso, insieme a Carlo Del Prete, soprattutto alla famosa trasvolata verso il Brasile che lo avrebbe portato, sempre insieme al capitano Del Prete, a stabilire il record mondiale di distanza in linea retta senza scalo. Quest’anno celebriamo, pertanto, il 90° anniversario dell’impresa. I due piloti, infatti, decollarono il 3 luglio 1928 da Guidonia-Montecelio, percorsero in 49 h e 19 m 7.188 km, atterrando il 5 luglio a Porto Natal. L’atterraggio fu d’emergenza, perché invece di atterrare su Bahia i due piloti scesero sulla spiaggia di Port Natal. Nel serbatoio erano rimasti pochi litri di carburante … Il successo fu enorme. Ritornato in patria a Ferrarin venne concessa la medaglia d’oro al valore aeronautico. Il mito di Ferrarin era ormai realtà. E questo faceva ombra al potente sottosegretario dell’Aeronautica Italo Balbo che, nel 1930, diventato ormai Maresciallo dell’Aria, riuscì a farlo porre in congedo. Però, dopo quella burrasca, nel giugno del 1931 Balbo partecipò al matrimonio di Ferrarin con Adelaide Castiglioni, segnando la riappacificazione. Ferrarin continuò così la sua carriera di pilota e fu lo stesso Mussolini a chiedere di essere portato in volo da Ferrarin per inaugurare il Monumento ai Caduti della Prima Guerra mondiale a Redipuglia. La carriera militare di Ferrarin proseguì ottenendo nel 1935 la promozione a tenente colonnello ma, lo stesso 1935 fu un anno funestato da un grave incidente. Il 14 luglio del 1935, pilotando l’aereo di Giovanni Agnelli, un Savoia Marchetti S 80, Ferrarin andò a sbattere contro un tronco galleggiante nella fase di ammaraggio all’idroscalo di Genova causando la morte del suo passeggero, Edoardo Agnelli, di soli 43 anni. figlio del senatore Giovanni Agnelli, erede della dinastia. Ferrarin rimase indenne ma la sua storia di pilota collaudatore ebbe una grave battuta d’arresto. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale Ferrarin riprese i suoi voli come collaudatore ma, il 18 luglio 1941, ancora una volta un funesto mese di luglio nella vita di questo grande asso dell’aviazione, cadde con il SIAI 107° a Guidonia e vi trovò la morte: aveva solo 46 anni. Arturo Ferrarin. Un grande pilota, un asso dell’aviazione italiana, che ha fatto grande la nostra aeronautica.
A. V.