INTRODUZIONE ALLA NUOVA EDIZIONE
A quasi due anni dalla sua nascita il Barbarossaonline compie il suo primo giro di boa. Rinnovato nella veste grafica, più leggibile, più "stampabile" su carta, grazie alle capacità professionali di Vav (Vito Andrea Vinci); diventa più incisivo anche nei contenuti. Grazie al contributo nuovo o rinnovato di amici come Guido Giraudo, Fabrizio Bucciarelli, Pierangela Bianco, Massimiliano Mingoia, Fabio Pasini, e tanti altri. Insomma una redazione più corposa, più consapevole. Questo numero tratta fondamentalmente della cultura della Destra. Tema quanto mai attuale, presente su molte riviste politiche, ma non per questo abbastanza recepito, specialmente dalla struttura politica. Vox clamantis in deserto
Di scollamento tra la base militante, specialmente giovane, e la dirigenza politica si parla da sempre. Ora cerchiamo di capire meglio il perché. Meno discorsi retorici, più chiarezza; meno autoesaltazione, reducismo, nostalgia e più coscienza critica, e autocritica. Questo vogliamo. Questo faremo, anche negli altri numeri. Il Barbarossaonline è aperto alla discussione, agli interventi, alla crescita di una Destra che non sia solo presente sui rotocalchi rosa o nelle cronache mondane, ma che guardi al futuro, forte degli errori del passato.
Ci rivediamo il 28 ottobre 2002 con il prossimo numero!
Barbarossa
I FINI DI FINI
Gianfranco Fini ha rilasciato al quotidiano israeliano Ha’aretz una lunga intervista in cui, fra l’altro e soprattutto, dichiara :"In effetti, in quanto italiano devo accettare la responsabilità. Lo devo fare a nome degli italiani, i quali portano la responsabilità per ciò che accadde dopo il 1938, dopo la promulgazione delle leggi razziali. Hanno una responsabilità storica, una responsabilità che è iscritta nella storia, e quindi sono tenuti a pronunciare dichiarazioni, a chiedere perdono. Sto parlando di una responsabilità nazionale, non personale". Dichiarazioni che hanno suscitato consensi; ma anche dissensi, per il modo, "da politico" e quindi sospetto; da nato dopo la fine del conflitto mondiale, e quindi non implicato e perciò senza responsabilità. Il Corriere della sera riporta anche una dichiarazione di una fonte del ministero degli Esteri israeliano che, probabilmente in modo inconsapevole, sembra ridicolizzare il vicepremier :" A parte convertirsi e divenire ebreo ortodosso, non si vede quale altro passo debba fare Fini per avvicinarsi a noi". In effetti potrebbe essere un’idea alla quale Fini dovrebbe seriamente pensare, se gli avversari politici non ritenessero sufficienti le sue scuse. Infatti : che vale chiedere il perdono a nome del popolo italiano? Forse solo perché ora è vicepresidente del Consiglio e quindi avverte il peso della rappresentatività? In effetti una bella conversione, ovviamente seguita da una pubblica cerimonia di circoncisione in una sinagoga, metterebbe tutto a tacere
E come dare torto a chi (cioè Massimo D’Alema) afferma che "avrebbe dovuto dire "chiedo perdono in qualità di leader di un partito che è stato neofascista", non parlare in nome del popolo italiano, che non c’entra niente, e neppure del fascismo perché lui non c’era" (Corriere della sera del 14 settembre). E così, dopo l’abiura della statura di statista per Mussolini, dopo l’acquisto come referenti politici e culturali di De Gasperi e di Einaudi, ecco un ulteriore passo di Fini : la richiesta di perdono in nome del popolo italiano! Val la pena precisare, comunque, che Fini, abituato com’è a soppesare con cura le parole, ha chiesto perdono per quegli italiani, e solo quelli, che hanno avuto quella responsabilità storica. Sia ben chiaro subito. Chi scrive, da sempre di destra, da sempre si vergogna come uomo di ciò che altri uomini, fascisti, nazisti o comunisti, hanno commesso nei confronti degli ebrei. E di altre minoranze, religiose, etniche, politiche, culturali. E si vergogna, come cattolico, anche delle persecuzioni commesse nei secoli dalla Chiesa cattolica. E infatti il pontefice ha chiesto perdono più volte. Ma il Papa non è Fini
Il razzismo, come la sudditanza al nazismo, pesano come macigni sul fascismo : ma questo è un giudizio consegnato alla storia. Non vogliamo insegnare nulla a Fini, che è politico intelligente, ora apprezzato anche in campo internazionale, che ha meriti storici per aver traghettato una destra da una nostalgia asfittica verso una destra moderna, europea; che ha chiuso con il passato che non torna e non può, e non deve, tornare. Ma, dopo le ammissioni di colpa, le revisioni, le condanne nei confronti del passato nei vari documenti ufficiali del partito, ad iniziare da Fiuggi, tutto questo parlare sembra oggi superfluo, utilitaristico, fuorviante. La condanna del razzismo è talmente fuori discussione che non vale neppure più la pena continuare a parlarne. C’è bisogno di dimostrare nei fatti d’essere una destra diversa, non nelle parole, nelle condanne, nei recuperi di una cultura politica che non ci appartiene. Ciò che appare è, invece, una destra in cerca di consensi, che corre verso un centro da occupare e che sembra avere come unico fine quello di voler sottrarre la scena a Forza Italia, probabilmente in attesa di prendere - illusoriamente - il suo posto quando si presenterà l’occasione. Per ora semina solo incomprensioni, dispetto, parziali ed ironici consensi, sbandamenti. Questa destra che diventa sempre più "liberale" (in quale accezione, poi?); va perdendo sempre più i suoi connotati . Se è vero che non vogliamo morire democristiani, è anche vero, a maggior ragione, che non vogliamo morire neppure genericamente centristi.
Antonio F.Vinci