Ci siamo già occupati, in modo specifico, in altri numeri delle donne di AN. Ce ne occupiamo anche in questo di due in modo particolare, Silvia Ferretto e Cristiana Muscardini (cfr. News). Ora è con grande piacere che riceviamo e pubblichiamo in Primapagina questa lettera di Silvia Ferretto, la Giovanna d’Arco di AN in Lombardia. La Ferretto è un autentico vulcano di iniziative, mozioni, ordini del giorno; ora sta raccogliendo migliaia di firme per lo scioglimento del partito islamico italiano fondato da Adel Smith e la non concessione dell’8 per mille alle associazioni islamiche. In pochi giorni ha raccolto migliaia di firme.
Lettera al Direttore
L’art. 8 della Costituzione garantisce la libertà di culto e di organizzazione di tutte le confessioni religiose diverse dalla cattolica in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. Il problema si pone quando in discussione non c’è la libertà di culto - ovviamente indiscutibile - bensì quella di poter utilizzare la religione per imporre le proprie leggi e le proprie consuetudini. La profonda commistione esistente tra regole religiose e leggi dello Stato è pericolosa e lo è ancor di più quando la religione è fondamentalista e prevede a tutt’oggi, come quella islamica, la guerra santa come strumento di dominazione. L’istigazione alla violenza presente in molte "sure" (versetti) del Corano trova la sua drammatica ed attuale applicazione nella sharia. Nei paesi musulmani in cui viene applicata la legge islamica, le donne, anche se incinta, possono essere condannate a lapidazione o fustigazione, ai ladri vengono tagliate le mani, gli omosessuali sono condannati a morte e i gli "infedeli" perseguitati. La teocrazia islamica è assolutamente intollerante, non ammette l’inosservanza e utilizza ancora oggi la violenza come metodo "educativo". I musulmani, oltre a rifiutare un qualsiasi tipo di integrazione, sono visceralmente contrari ad ogni forma di reciprocità e considerano un dovere imporre le proprie leggi ovunque. Il capo della Chiesa Cattolica ha espressamente e ripetutamente condannato gli errori commessi nei secoli passati dai cristiani. Nel mondo musulmano questo non è mai avvenuto e ancora peggio le violenze continuano ad essere perpetrate e giustificate. La sharia, sebbene segretamente, viene applicata anche da noi. Da un convegno organizzato dalla provincia di Roma, è emerso che sarebbero più di 10.000 le bambine infibulate In Italia. Adel Smith, il fondatore del partito islamico italiano, dopo aver dichiarato che "l’attacco alle torri gemelle non si può definire terrorismo a meno che non si definiscano allo stesso modo le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki e l’appoggio USA allo stato aggressore di Israele" e che "Ci sono anime di cui è lecito versare il sangue", ha anche aggiunto che "quando gli immigrati avranno il diritto di voto imporrà in Italia le regole di vita musulmane". La conclusione del suo discorso chiarisce ulteriormente il suo pensiero: "Noi non crediamo nella democrazia, perché l’Islam non è democrazia. E’ teocrazia, è un "tuttuno": fede e politica
prima della fine del tempo del giudizio anche Roma sarà conquistata dall’Islam". Ricordo, se ciò non bastasse, che Smith ha deliberatamente e ripetutamente offeso la Chiesa Cattolica ed i suoi più alti rappresentanti, definendo il crocifisso "un cadaverino in miniatura" e l’eucaristia "un rito antropofago". Alla base della civile convivenza deve esserci rispetto e finché la comunità musulmana non rispetterà le altre confessioni religiosi credo che l’intesa non sia possibile. La Sharia afferma dogmi e principi in netto contrasto con la nostra Costituzione e con la Convenzione dei Diritti dell’Uomo: i suoi pilastri fondamentali, la disuguaglianza fra uomo e donna e quella tra musulmani ed infedeli, sono concetti totalmente estranei ai principi del pluralismo democratico che devono invece caratterizzare la partecipazione politica e la libertà pubblica. Se la nostra risposta all’11 settembre è la concessione dell’8 per mille alle associazioni islamiche allora credo che si tratti non solo di una follia ma anche di un segnale fortemente equivoco e sia assolutamente prematuro e pericoloso, almeno fino a quando non ci saranno sufficienti garanzie che, come hanno dichiarato anche alcune associazioni islamiche, questi soldi non rischino di andare a finanziare anche la jihad (guerra santa) così come le mutilazioni sessuali eseguite clandestinamente in Italia o la stampa di pubblicazioni di insulti e bestemmie contro la religione cattolica ed il Santo Padre. Mi sembra che ci siano tutti gli estremi per rilevare la violazione della legge 205 del ’93 che vieta la costituzione di qualsiasi organizzazione che inciti alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali etnici nazionali e religiosi. Sono queste le motivazioni principali per le quali abbiamo indetto una petizione popolare, contro il fanatismo islamico, dando così la possibilità a tutti i cittadini, che temono di veder calpestati i loro diritti civili, politici e religiosi, di far sentire la propria voce.
Silvia Ferretto Clementi
Consigliere Regionale di AN
(Presidente Commissione Cultura Regione Lombardia)