Nostalgici siete voi - Numero 42

SOMMARIO DELLA SEZIONE:

  • NOSTALGICI SIETE VOI
  • IL PARTITO UNICO DI FORZA ITALIA


    NOSTALGICI SIETE VOI!

    In questi giorni di ricorrenze, è ritornata in superficie una polemica mai sopita: la riconciliazione tra fascisti e partigiani. La prima occasione è stata la commemorazione dell’uccisione del partigiano, Medaglia d’oro, Mauro Venegoni domenica 28 ottobre, in via Bonicalza, a Busto Arsizio, dove venne abbandonato il suo corpo,dopo le terribili torture subite dai fascisti. Fu un orribile episodio (a Venegoni gli cavarono gli occhi e lo uccisero a bastonate) e non c’è persona dotata di elementare senso di umanità che non possa e non debba esecrare quell’assassinio. Come i tanti altri; da qualunque parte siano stati perpetrati. Nel corso della cerimonia Gaspare Grassa, dirigente nazionale dell’ANPI, ha sottolineato come "L’antifascismo esclude una memoria condivisa. La memoria è personale, quella della vittima non potrà mai essere quella del carnefice". Il tema è, quindi, quello della impossibilità di equiparare fascisti e partigiani. Seconda occasione: la celebrazione dei caduti partigiani e fascisti della RSI a Musocco,a Milano, il 1 novembre. Ovviamente con due ben distinte cerimonie… Il sindaco Moratti non è intervenuto, rompendo una tradizione che il sindaco Albertini compiva in double face ( con fascia tricolore per i partigiani; senza fascia per la RSI…). Se per l’ex sindaco Albertini i morti continuavano ad essere divisi e degni d’onore in due modi diversi, per Letizia Moratti la decisione di non partecipare ha un sapore che ricorda la proverbiale giustizia di re Salomone.Nella celebrazione dei partigiani, con bandiere anche del Prc e dei Sd, hanno tenuto banco le dichiarazioni di monsignor Gianfranco Bottoni, in rappresentanza della Curia. Pur con un linguaggio prudente e diplomatico, in cui si distingueva tra pietas religiosa e pietas civile, alla fine monsignor Bottoni concludeva : "Né qui né in altro luogo della nostra città medaglia d’oro della Resistenza il desiderio di riconciliazione deve portare a mettere tutti i morti sullo stesso piano, cadendo in una sorta di relativismo della memoria" (La Repubblica). Ovviamente il riferimento è alla volontà da parte della Giunta milanese di unire i resti dei partigiani e dei fascisti nell’unico Sacrario di Largo Gemelli. Poche centinaia di metri più in là, uguale manifestazione in ricordo dei propri commilitoni morti in guerra; questa volta da parte dei reduci della RSI e di molti giovanissimi e non più giovani, nati comunque dopo la guerra.Anche qui si rifiuta l’idea di mettere insieme i resti dei Caduti nel Sacrario cittadino, ma con altre motivazioni, come afferma Sauro Ripamonti della rivista Rinascita: "Questo è un campo militare, per legge è un luogo di riposo perpetuo" (La Repubblica).

    Abbiamo voluto ricostruire con abbondanza di particolari queste due vicende, perché ci sembra che offrano spunti di riflessione. La Destra italiana parla di riconciliazione da anni (come dimenticare la battaglia di Giorgio Almirante?); la sinistra invece si ostina nella campagna d’odio, a più di sessant’anni dalla fine della guerra. Anche il presidente nazionale del Comitato per le onoranze ai Caduti della RSI, Giampiero Ingignoli, figlio di un brigadiere della Guardia Nazionale Repubblicana, trucidato da partigiani comunisti il 10 maggio 1945, a guerra finita, ha già da tempo fatto appello alla pacificazione nazionale. Ma la sinistra non ne vuol sapere. Perché? C’è sicuramente sottinteso il timore, da parte degli ex partigiani, di una "valorizzazione" degli ex fascisti, accomunati post mortem ai nemici di un tempo; si teme una sorta di "recupero morale", una sorta di amnistia nei loro confronti, che ponga tutto e tutti sullo stesso piano, a spese del valore partigiano. E’ evidente che non è così. Per i reduci della RSI; per quelle anziane signore che abbiamo visto giorno 1 novembre pregare sulle tombe delle loro commilitone, le Ausiliarie; ma anche per tutte quelle persone nate dopo la fine della guerra e lì presenti, per nessuno di loro certamente si tratta di dimenticare le differenze. Gli sconfitti, militarmente, di ieri chiedono di voltare finalmente pagina e di guardare insieme al futuro del Paese; ma sicuramente nessuno dimentica.

    Cosa si teme? Si crede forse che questi vecchi reduci stiano lì, con il cappello in mano, a chiedere di partecipare a poltrone o a prebende? Si teme il revisionismo storico? Si teme il relativismo della memoria, come ha detto monsignor Bottoni? Ma si crede davvero che questi uomini e queste donne, che poco più che ventenni scelsero di andare a combattere per un giuramento fatto, per un senso dell’onore, quando tutto era perduto e la fine della guerra con l’inevitabile disfatta era una certezza; si crede davvero che questi uomini e queste donne che, subita la sconfitta, derisi, perseguitati, offesi, umiliati per decenni, vogliano ora un riscatto "rimescolando" le carte, loro che andavano serenamente incontro alla morte e alla sconfitta sapendo quello che li aspettava?

    I veri nostalgici sono loro: quelli che non vogliono dimenticare quel passato, perché non hanno altro. Sono quelli che fanno della loro ragione di vita il ricordo dell’odio, del sangue, della vendetta. Spiace che un uomo di Chiesa non abbia voluto vedere la mano tesa dello sconfitto, che non chiede, comunque, pietà o perdono, ma di continuare la strada insieme. Nell’antichità era sommo segno di dignità il non infierire sul nemico sconfitto. Ora che ci inchiniamo alla prepotenza di stranieri che vengono a comandare in casa nostra, senza rispetto per la nostra fede, per le nostre famiglie, per le nostre tradizioni, anzi abusando di un cattivo concetto di democrazia che colpevolmente i nostri governanti hanno voluto far passare; ora che la nostra civiltà sta subendo colpi sempre più decisi alle sue fondamenta, non si riesce a superare quell’odio che aveva diviso l’Italia più di sessanta anni fa.

    Antonio F. Vinci


    IL PARTITO UNICO DI FORZA ITALIA

    Io sono tra i sostenitori del partito unico. Ho scritto più volte a favore di questo progetto già anni fa quando il Partito Democratico non esisteva e quando il centro-destra sembrava politicamente pronto a fondersi in un unico grande soggetto che prendesse le redini del Paese. Cosi’ non e’ stato. Convegni, tavole rotonde, libri e proposte culturali unitarie si sono viste passare senza lasciare un segno tangibile nella realtà politica del Polo delle Libertà. Questa settimana Berlusconi ha promosso il partito unico… da solo. Il leader del centro-destra, rassegnato o indispettito dagli alleati, ha fatto un qualcosa di inaspettato. Forza Italia e’ stata sciolta al fine di dar vita ad una nuova formazione politica unitaria… con chi vorrà aderirvi. Come e’ comprensibile nessun altro partito si è sciolto e l’immagine che al momento ha il nuovo contenitore e’ di un semplice restyling di Forza Italia. Poteva essere una gran cosa: un partito unico o una federazione. Non e’ niente di tutto cio’. Il progetto non e’ stato discusso e pianificato con gli alleati. Berlusconi ha promosso da solo un’idea nel suo intimo valida ed auspicabile per il futuro del centro-destra. Se ci fosse stato un processo di altro genere forse questo sarebbe stato il momento giusto per dare il via ad un nuovo modo di far politica in Italia. Invece niente. Il periodo e’ stato sbagliato (due anni fa eravamo sicuramente piu’ coesi che oggi) e il modo scelto di Berlusconi non condivisibile. Impossibile che sperasse che gli alleati lo seguissero. Allora perche’ fare tanto scalpore per dare vita ad una banalissima Forza Italia Bis?

    Facendo un po’ di fanta-politica si puo’ giungere alla riflessione che la scelta di Berlusconi non sia cosi’ assurda come in un primo momento è sembrata. Del resto bisogna riconoscere nell’uomo una capacità unica nel teatro della politica italiana attuale di sorprendere ottenendo risultati laddove nessuno se li aspetterebbe.

    Credo che nel breve periodo avremo la risposta al perche’ stia dando vita ad un nuovo partito. Per ora si possono fare solo congetture. La mia riflessione è che un accordo deve averlo fatto Berlusconi… ma non con gli alleati, con gli altri: gli avversari. Molti personaggi del Governo di centro-sinistra, nelle settimane antecedenti all’uscita di Berlusconi, avevano espresso forte dissenso con le scelte che quotidianamente vengono prese. Forse qualche Senatore della maggioranza era pronto ad abbandonare (ne bastano solo tre) ma non poteva perder la faccia passando in Forza Italia (ne’ rischiare di non avere una poltrona nel prossimo Governo). Ecco quindi definirsi un senso al nuovo partito di Berlusconi. Un restyling che possa avvicinare i centristi di tutti i mille rivoli dell’ex Democrazia Cristiana e soprattutto possa accogliere in un nuovo progetto quei tre Senatori che facciano cadere il Governo.

    Se la strada intrapresa porterà a questo risultato Berlusconi potrebbe sorprenderci ancora una volta. Tutti i partiti alternativi alla sinistra, davanti all’opportunità delle nuove elezioni, dovrebbero necessariamente allearsi. Forse non e’ ancora tempo per la nascita del partito unico del centro-destra ma, chissà, il 2008 potrebbe vedere un cambio della guardia al Governo del Paese.

    Vito Andrea Vinci