In Parlamento cerchi tra gli scranni e non trovi i leader. Sono fuori del Parlamento: Berlusconi, Grillo, Renzi. E non si tratta di leader di piccoli partiti, ma della stragrande rappresentanza del popolo italiano. Il popolo italiano! Un popolo abituato alla retorica quotidiana, alle belle frasi (non alle belle idee per cui si muore ); alle divisioni, agli schematismi, ai luoghi comuni, alle frasi fatte. Siamo sempre più un popolo di parolai, di gente che si nasconde dietro le parole (che non costano niente ) e che non fa, non opera, non cambia. Siamo rimasti un popolo di gattopardi, che dice di voler cambiare tutto ma non vuole cambiare nulla. Pigrizia italica, istinto di sopravvivenza, perdita di ogni speranza. Già la speranza. Gli appelli della Chiesa alla speranza continuano. E come potrebbe essere diversamente? Ma come scrive il Catechismo della Chiesa cattolica " La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo". Noi crediamo laicamente che la speranza sia l’attesa che qualcosa cambi, che il mondo cambi, da solo, o per un intervento neppure divino, ma pur che sia Non abbiamo perso la speranza, che forse non abbiamo mai avuto, abbiamo perso la fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità, nella volontà di cambiare realmente. E di fare piazza pulita del passato, cambiare modo di pensare, di essere. Vivendo di speranza moriremo disperati, come diceva un vecchio proverbio. Invece dobbiamo portare avanti una vera rivoluzione. Una rivoluzione morale. Certo non siamo i primi a dirlo, ma vale la pena sottolinearlo in un momento in cui di rivoluzione, e non sempre pacifica, si sente sempre più pericolosamente parlare. Il clima in cui il Paese vive non è dei migliori e le premesse per sommosse, rivolte, moti di piazza ci sono tutte. Rivoluzione nel senso autentico no, perché manca quel background culturale che c’è dietro ogni vera rivoluzione. Ma per scongiurare queste sollevazioni di piazze, inconsulte, portatrici di odi, morti, lacerazioni in una società già travagliata, non c’è che da riscoprire il senso civico, la dignità della persona e del cittadino, il senso dello Stato, dell’essere Comunità e non aggregato di egoismi, piccoli e grandi.
« L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono ».Questo scriveva Giuseppe Prezzolini quasi un secolo fa, era il 1921 nel suo libro "Codice della vita italiana". E’ cambiato qualcosa dal 1921?
Barbarossa