Perché questa è stata la storia della Destra italiana: una lunga traversata nel deserto. Era il 26 dicembre 1946 quando nasceva il Movimento sociale italiano. Una nuova formazione nel panorama politico di un’Italia appena uscita dalla guerra e che raccoglieva attorno a sé i fascisti, i repubblichini, e non solo, scampati all’immane tragedia. Fu un movimento formato anche da molti giovani che si richiamava chiaramente al fascismo: postfascisti, neofascisti, nostalgici. Pure il logo del neonato partito fu interpretato da alcuni come un simbolo che guardava al passato: il basamento nero con la scritta MSI secondo alcuni richiamava la tomba del Duce, da cui usciva la fiamma tricolore, simbolo di una continuità ideale. Inizierà così un cammino di inserimento nell’alveo della democrazia, con tentativi di avere un ruolo sempre più deciso, ma osteggiato ovviamente dalla forze antifasciste. Sarà un percorso che lascerà una lunga scia di sangue tra i suoi militanti, come pure tra quelli della parte avversa, e che alla fine è giunto ai nostri giorni con un governo dove la presenza della Destra è predominante, dove non è corretto parlare di centro-destra, ma di destra-centro. Una lunga traversata nel deserto. Cosa resta di quegli anni, di quelle aspirazioni? Fratelli d’Italia è l’erede del MSI ma si può affermare con tranquilla sicurezza che ha tagliato i ponti con ogni atteggiamento nostalgico: solo la sinistra continua a cercare legami e appartenenze per screditare la formazione di destra. Sin dagli esordi, nei confronti del fascismo, così si esprimeva, con una frase rimasta famosa, Augusto De Marsanich, segretario dal 1950 al 1954 del partito : “Non rinnegare e non restaurare”. E se alcuni, più che altro fuori dal partito, continuano a fare testimonianza nei confronti del passato, sono relegati ai margini e non hanno rilevanza politica. Ma allora cosa resta del vecchio MSI , il cui simbolo comunque fa parte del logo di Fratelli d’Italia? Certamente la sua storia. Ma, appunto, la sua storia, non un progetto politico di continuità col passato. Oggi la Destra italiana è forse meno ideologica del passato, ma resta una Destra sociale (e lo ricorda la scritta MSI); interprete di una realtà profondamente mutata rispetto a 77 anni fa. Certo sono cambiati i tempi, le ideologie sono andate in soffitta, il comunismo è morto. Forse sarebbe anche il caso di smettere di chiamarsi Destra quanto piuttosto Conservatori. Non è solo questione di nomi, ovviamente. Ma la Destra di oggi deve rispondere a problemi, situazioni, prospettare visioni di vita che nulla hanno a che fare col passato. O quasi. Resta un’eredità di valori, ma anche una consapevole critica del passato, una condanna – se volete – di un passato che non solo non può ma non deve ritornare, neppure come riferimento. Ma allora, qual è l’eredità, perché questo voler continuare a tenere accesa la fiamma? Il passato, nel bene e nel male, non si cancella: la fiamma è stato comunque il primo tentativo di inserirsi, pur criticandola, nella struttura democratica del Paese, dopo la guerra; ora con piena dignità politica, sottolineando la propria identità, Fratelli d’Italia chiama all’appello i ”patrioti”. Termine desueto, che forse avrà fatto sorridere qualcuno, ma che è carico di una forte valenza morale. E i punti fondamentali del programma di questa nuova Destra discendono da quella visione della vita, ovviamente emendata dagli aspetti legati ad un passato improponibile. Arricchita per altro di temi che la fanno moderna nel senso che risponde ai problemi di oggi: non una riverniciatura, ma una risposta ai quesiti, alle domande dell’oggi.
Si tratta di rinnovare il Paese, di ritrovare la sua anima, di cambiare passo, di risollevarlo. Scrollarsi di dosso tutta l’incrostazione di questi anni che non ha permesso che si liberassero energie vitali. Per questo nel programma di Fratelli d’Italia si passa da una seria politica di sostegno alla natalità e alla famiglia all’efficiente utilizzo dei fondi del PNRR, alla più equa politica fiscale, al sostegno alla produttività e al made in Italy, ad un’attenzione particolare al mondo della scuola e dell’università e alla riscoperta del merito, e così via via verso uno Stato sempre più sociale e provvedimenti per una vecchiaia serena, un’attenzione sempre più viva a difesa dell’ambiente. Non vogliamo qui ripresentare il programma di Fratelli d’Italia, chi vuole lo può leggere nel web, ma bisogna sottolineare che è un modo diverso di accostarsi ai vari problemi, rispetto al passato. Tanti sono ancora gli snodi, anche fondamentali, che prospettano un cambiamento se non epocale certamente consistente del nostro Paese. Ecco perché condividiamo quanto detto da Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia, in risposta alla richiesta della senatrice Liliana Segre di rimuovere il simbolo del MSI da Fratelli d’Italia: “la fiamma è un simbolo del secondo dopoguerra che nulla ha a che vedere con i totalitarismi del Novecento. Il simbolo simmetrico alla falce e martello è la croce uncinata nazista e il fascio littorio e tutti e tre sono stati stigmatizzati dal Parlamento europeo da una risoluzione”. Già nel 2019 La Russa diceva: “abbiamo ipotizzato che un domani si possa modificare, anche solo parzialmente, il simbolo di Fratelli d’Italia ma forse l’ultima cosa da fare sarebbe quella di togliere la fiamma che oggi rappresenta, non solo per i figli e i nipoti della destra italiana, il segno indiscusso di una coerenza e di un attaccamento ai valori nazionali e la normale prosecuzione di un impegno politico in cui onestà e coraggio sono stati riconosciuti da tutti”.
La Destra di oggi vuole proseguire la sua scelta di coerenza, che tanto è costata anche in vite umane; ribadisce il suo legame ai valori nazionali, il che non vuol dire nazionalismo ottuso ma difesa della propria identità. La Destra italiana vuole riconquistare il ruolo dell’Italia nell’ambito dell’Europa, con dignità e senza forzature, senza complessi di inferiorità. Con questi riferimenti, con questa tradizione la Destra affronta la scommessa di risollevare l’Italia. Questo rappresenta la fiamma, che è stata la luce che ha aiutato la Destra nella sua traversata nel deserto, per giungere al giorno d’oggi.
Il Barbarossa