LE GUERRE DI CAMORRA - Numero 28

 

Le guerre di camorra che insanguinano Napoli stanno vendicando la memoria di Achille Lauro, il famoso - ed infamato - sindaco di Napoli. Ricco armatore, uomo intraprendente, coraggioso, monarchico fino al midollo, amato visceralmente dal popolino dei bassi, egli fece tanto per la sua città. Ma fu odiato e denigrato dai "progressisti" di tutte le salse. E finì che Lauro perse le elezioni e perse infine anche la flotta, e per Napoli naufragò un sogno di riscatto.

Da Lauro in poi, le classi politiche illuminate e stuoli di professoroni attribuiscono tutti i mali di Napoli a lui, il "Comandante", il re Mida borbonico di Napoli che, secondo la vulgata, prima delle elezioni, per assicurarsi il voto, dava pacchi di pasta ed una sola scarpa, promettendo l’altra per il dopo-elezioni. "La colpa è di Lauro e dei suoi metodi borbonici", è stato da allora la condanna senza appello. Lauro, laurismo: sono parole che suscitano l’esecrazione tra l’esercito dei professionisti dell’ideologia ed i patiti della disquisizione bizantina, così numerosi a Napoli e sempre pronti a risolvere a tavolino, anche retroattivamente eliminando Achille Lauro, tutti i problemi del Mezzogiorno e della sua storica capitale. Accanto al mito nero mai tramontato di Lauro, sindaco "borbonico", da anni risplende il mito luminoso di Bassolino, sindaco "progressista", che, secondo la leggenda, sarebbe riuscito a fare di Napoli una città pulita, funzionale, vivibilissima. E il caos, l’arbitrio, lo sfacelo che le guerre di camorra fanno intravedere? La verità è che tutto è peggiorato nell’ex perla del Mediterraneo, o se vogliamo nell’ex feudo laurino. A Napoli oggi trionfa l’abusivismo più sfrenato, e la colpa non è certo di Achille Lauro. Anzi, dopo il regno dell’ "ultimo re di Napoli" - come lo chiamò Montanelli - il degrado e l’abusivismo hanno conosciuto un salto di qualità. Oggi anche le forze dell’ordine sono abusive: le forze dell’ordine camorrista, l’unico ordine che incuta rispetto nella città orfana del "Comandante".

Claudio Antonelli (Canada)