DOTTORE MI DIA UN’ASPIRINA - Numero 30

 

Ogni volta che si vorrebbero cambiare le regole del gioco scoppia il finimondo. Sì, perché il mazziere che tiene il banco non ci sta a rinunciare a parte dei suoi lauti guadagni . E così gli interessi di quelle categorie forti non si toccano.
Siamo di fronte a delle lobby che non vogliono perdere i loro privilegi, forti del fatto che sono spalleggiati da una parte politica, dove all’interno in molti hanno interessi da difendere.
Così, penso che l’invito del ministro Francesco Storace ai farmacisti, affinché pratichino sconti sui medicinali da banco, non troverà risposta; così come pure l’intervento dell’Antitrust che propone di vendere certi medicinali nei supermarket per far scendere i prezzi servirà solo a far parlare noi consumatori e le discussioni sul campionato di calcio ormai concluso saranno sostituite con quelle sulle medicine.
Nella primavera del 1997 mi trovavo in Brasile ospite di parenti; allora si cominciava a parlare di viagra e un po’ per gioco un po’ per curiosità chiesi a mio cugino farmacista di darmi una di queste fatidiche pastigliette; ovviamente pagandole.
Netto fu il suo rifiuto in quanto privo di ricetta medica. Allora pensai che potevano esserci dei rischi legati all’uso di questo farmaco e quindi era giusto così.
Ora a distanza di otto anni ritorno a quell’episodio per pormi delle domande: se avessi avuto la ricetta medica avrei potuto accedere a quelle pastiglie, ma se invece che nella farmacia di mio cugino (almeno credo fosse una farmacia e non un negozio specializzato di vendita di farmaci) fossi andato in un supermercato sarebbe cambiato qualcosa? No,direi ! Perché mi avrebbero dato esattamente quello che c’era scritto sulla ricetta.
Una volta il farmacista aveva la sua importanza perché era colui che preparava il farmaco, ora non più ; tutte le medicine sono prodotte da case farmaceutiche con tanto di certificazione e il retrobottega, il laboratorio, è scomparso. Dove sta allora la specializzazione del farmacista ? E così ritorniamo alle lobby. Farmacisti, e mi vengono in mente anche i notai, sono professioni che si tramandano di padre in figlio a meno di non fare investimenti di qualche milione di euro per poter rilevare l’attività.
Chi scrive è in possesso di una laurea specialistica in giornalismo, uno dei primi 15 in Italia a fregiarsi di questo titolo. Se volessi accedere all’ordine professionale e fare il giornalista potrei farlo ? Sapete che ho dei colleghi che scrivono per giornali nazionali ( non sul foglio della parrocchia dove si scrive per hobbi ) ed ogni articolo pubblicato viene pagato non più di 20 euro meno la ritenuta d’acconto? Anche in questo settore evidentemente siamo di fronte a delle caste.
Ma ritorniamo alle medicine.
Se la ricetta la scrive il medico, e uno dall’altra parte del banco è in grado di leggere quello che c’è scritto, e sa in quale scaffale andare a prendere la confezione, cambia qualcosa se non ha la croce sul camice?
Una volta i medici scrivevano le ricette a mano, ora le fanno con il computer quindi senza possibilità di errore nel decifrare la scrittura. Vi ricordate qualche tempo fa che era impossibile leggere una ricetta? E questo non perché medici e farmacisti avessero fatto degli studi appositi di scrittura: era solo un modo per conservare il potere. Quando c’è la ricetta medica scritta in maniera comprensibile non c’è bisogno del farmacista. C’è invece bisogno del farmacista per somministrare dei farmaci senza ricetta medica perché erano e restano dei veri professionisti, ma questa è tutta un’altra storia.

Vincenzo Ponzo