CREDEVO DI ESSERE UN PANDA - NUMERO 61

E un bel giorno mi sono accorto d’essere diventato un appartenente ad una specie protetta! Un panda, in buona sostanza. O comunque una di quelle specie che, in via di estinzione o in situazione di pericolo per i cambiamenti climatici o per l’incuria dell’uomo, rischia di scomparire dalla faccia della terra. Mi sembrava d’essere il protagonista dell’opera famosa di Kafka, La metamorfosi. Una mattina Gregor Samsa si sveglia ed è diventato uno scarafaggio. Beh non mi sentivo uno scarafaggio, ma un po’ diverso dagli altri sì. Anche, ad onor del vero, con una punta di orgoglio personale: dovevo essere protetto. Non potevo estinguermi. La pandemia, infatti, pareva colpire soprattutto gli “anziani”. E quindi proteggiamoli questi anziani. Ed ecco il pressante invito a non uscire di casa per quelli che avevano 60 anni, poi con maggiore prudenza per quelli che avevano 65 anni, sino a giungere al limite dei 70 e più. Un popolo di “anziani”, dal Capo dello Stato al Papa, sarebbe stato estromesso dalla vita pubblica; magistrati, alti funzionari, una buona parte del mondo politico non avrebbe potuto e dovuto mettere il naso fuori della porta di casa. Certo, in caso di necessità, con le opportune precauzioni… con la mascherina … con i guanti ( nei primi tempi i guanti sembravano indispensabili) … con il lavaggio continuo delle mani con sapone e con gel … con il distanziamento sociale … L’Italia scopriva, a causa del Covid 19, che gli anziani non erano gli invisibili, non erano più quei fastidiosi nonni sempre pronti a rimproverare, a lamentarsi, a rimpiangere il tempo passato. Oddio non si era tornati alla “sacralità” di cui erano rivestiti gli anziani nell’antica Grecia o nell’antica Roma, ma un’improvvisa attenzione, una protezione per chi aveva costruito, nel bene e nel male, il presente, era subentrata nell’animo di tutti. E ci faceva piacere. Era ed è la difesa della memoria, della nostra storia personale e familiare, la storia del nostro essere Paese. Certo c’era anche un po’ il sospetto che, oltre al desiderio di proteggere persone care, subentrasse anche la, pur legittima, volontà di proteggere tutti gli altri, considerato che gli anziani, essendo più a rischio, erano più facilmente soggetti al contagio. E quindi, più facilmente, mezzo di trasmissione. Ma questa improvvisa attenzione ha cambiato un po’ il comune sentire della gente. I due estremi della vita dell’uomo, il bambino e il vecchio, due poli opposti che fanno – pur diversamente – tenerezza, erano toccati differentemente dal contagio. I piccoli sembravano immuni, tanto dall’essere esonerati in alcuni casi dal portare la mascherina; gli anziani no. Si scopriva una diversa fragilità. Ma chi sono gli anziani? La Treccani dà una definizione lapidaria :”di età avanzata, in senso assoluto o in relazione ad altri”. Per alcuni si inizia ad essere anziani con l’età del pensionamento, cioè verso i 65 anni. Poi, a mano a mano, si diventa vecchi…Si può essere con una mentalità da anziani … essendo ancora giovani; si è ancora giovani, attivi e disponibili, essendo già diventati anziani …. Non è facile. Certo, ci sono diversi “sintomi” per scoprire l’anziano, anche se non è proprio vecchio. L’anziano che non si arrende: quando improvvisamente si indossano pantaloni dai colori sgargianti (il rosso è un colore must); o quando si vuole apparire forzatamente, e ridicolmente, molto più giovani (ricordate il saggio “L’umorismo” di Pirandello? La signora anziana che si veste e trucca come una donna molto più giovane per non perdere l’attenzione del marito?). Ci sono atteggiamenti caratteristici: la dichiarazione di poter fare finalmente quello che si è sempre voluto fare e che non è stato possibile durante la vita lavorativa (seguire, ad esempio, lezioni all’Università della Terza età); la scoperta di nuovi hobby (classico è, per i più snob, la scoperta del golf); o, per coloro che si accontentano di poco, dar da mangiare ai piccioni nei parchi pubblici o “sorvegliare” i lavori dei cantieri edili in costruzione … Anziani : in un Paese come l’Italia che invecchia sempre di più, in cui nascono sempre meno bambini, l’attenzione nei confronti degli anziani da tempo ha iniziato a prendere una piega diversa. Hanno fino ad ora avuto un ruolo fondamentale nella cura dei nipotini, specialmente per quelle famiglie in cui ambedue i genitori sono al lavoro. Molte volte sono il sostegno per tante piccole necessità familiari, ma spesso sono stati anche un “peso” per le famiglie che non potevano più curarli o semplicemente accudirli. La morte per il Covid di tanti anziani ha fatto anche capire come quel “peso” è indispensabile per la nostra forza morale, per la nostra storia personale, per i nostri affetti. Ma, in un Paese in cui i giovani vanno via in cerca di fortuna, gli anziani possono costituire una valida risorsa, anche grazie al naturale prolungamento dell’età anagrafica e al miglioramento delle condizioni generali di salute. Non più solo un ruolo di comprimari, ma anche di protagonisti.

A.V.