La destra? più liberale che sociale - Numero 10

La destra? Più liberale che sociale

Gianni Alemanno - "Intervista sulla destra sociale" -
a cura di Angelo Mellone; introduzione di Giano Accame - Marsilio (11 euro)

Un’intervista per far luce su programmi, idee e autori di riferimento della destra sociale. Questo si proponeva - pensiamo - Gianni Alemanno quando ha iniziato questa conversazione con Angelo Mellone. E il proposito è stato, almeno in parte, rispettato. Dalla lettura del testo si esce infatti con qualche idea chiara in più sul significato che l’esponente di An attribuisce alla definizione di "destra sociale". Da cui prende il nome, come noto, la corrente del partito che vede come propri leader proprio Alemanno e Francesco Storace. L’ "Intervista sulla destra sociale" non è comunque un testo scontato. Anzi, riserva più di una sorpresa. Con qualche spunto inaspettato, che delinea una destra che se resta sì sociale, inizia però a fare i conti con la cultura liberale e, in alcuni casi, si riferisce ad essa. Ma partiamo dalla definizione di Alemanno: "La destra sociale è quella parte della destra che si ritrova in una cultura e in una visione del mondo di orientamento comunitario, e da questa cultura declina un progetto politico fondato sulla centralità dell’identità nazionale, sui principi di partecipazione e di sussidiarietà e, quindi, sul rinnovamento dell’economia sociale di mercato". Va detto subito che il punto su cui occorre soffermarsi è il concetto di "comunitarismo", così come inteso dal ministro alle Politiche Agricole. Le affermazioni di Alemanno sono lapidarie: viene ripudiato l’organicismo, lo Stato etico e il nostalgismo. Senza ambiguità. Ma vediamo alcuni brani dell’ "Intervista": "L’organicismo è una tipica impostazione culturale della destra radicale. Partendo da un’esasperazione della cultura comunitaria, la destra radicale ha elaborato concezioni di Stato organico o Stato etico, in cui il principio comunitario viene tradotto politicamente in una visione onnicomprensiva e totalizzante, tale da negare i conflitti sociali e politici, e quindi la democrazia. (…) Qui siamo all’anticamera del totalitarismo". Affermazioni che ci convincono. Ma che fanno sorgere alcune domande. Si rende conto Alemanno che in questo modo accantona il 90 per cento degli autori politici a cui buona parte degli aderenti del Msi prima, e di An ora, fanno riferimento? Nelle tesi di Fiuggi vengono citati dei pensatori che, senza paura di smentite, possono essere classificati come cultori dello Stato etico o di una visione organicista dello Stato. Parliamo di Julius Evola, Carl Schmitt, Giovanni Gentile, Ugo Spirito, Gabriele D’annunzio. Tutti da togliere dalla biblioteca di An? Quali dunque i nuovi riferimenti? A quest’ultima domanda non si trova una risposta convincente nel testo alemanniano. Andando avanti con la lettura, però, il leader della destra sociale spiega che "il pluralismo, o meglio il pluralismo conflittuale, è una caratteristica ineliminabile - e feconda - della modernità". Modernità - e dunque Rivoluzione francese - che Alemanno non demonizza. Anzi, se la prende con i reazionari a senso unico. Ma proprio parlando della sua concezione del conflitto in politica, ecco la sorpresa. Dice l’intervistato: "Questo (…) è anche un punto di contatto con le culture liberali più avvedute che, da Tocqueville in poi, non negano la presenza dei corpi intermedi e tantomeno delle dinamiche sociali conflittuali". Bene. Benissimo. La destra sociale guarda anche a quel liberalismo che Hayek ha definito "classico e anglosassone". Liberalismo sì, ma assolutamente comunitario. E con qualche punta di socialità. La strada è quella giusta. Come un politico accorto come Alemanno sa, non è più tempo di "alternative corporative", come recitava l’articolo 1 dello statuto del Msi. Tanto vale allora rifarsi alla miglior cultura liberale, quella lontana da certo giacobinismo totalitario ma aperta a una logica partecipativa. La necessità di essere destra di governo in un parlamento liberaldemocratico impone anche coraggio culturale. Forse Tocqueville, in questa fase, può essere più utile di Evola. Eppure questa considerazione, dettata dal realismo, non ci fa certo felici. E nella nostra personale biblioteca certi autori continueranno ad aver il posto che meritano.

L’Apota


Inizia con questo articolo la collaborazione di Pierangela Bianco al Barbarossaonline. Bianco è una preziosa collaboratrice, professionista seria e preparata del mondo della scuola, e a questo mondo dedica questo suo primo scritto.

E’ sempre la solita disinformazione…

Due episodi diversi nella forma, ma simili nella sostanza hanno segnato questa fine anno scolastico milanese. Dopo mesi di discussione gli studenti del Liceo scientifico Vittorini, che avevano chiesto di poter allestire una mostra e invitare qualche esperto sul problema delle Foibe, sono stati beffati dal Consiglio d’istituto che, bontà sua, ha loro concesso di ascoltare, ma non di scegliere, un esperto, e si è arrogato il diritto di invitare un solo relatore, il prof. Giampaolo Valdevit che ha tenuto una conferenza a senso unico (quando si dice il monopolio dell’informazione…); che ha indignato gli studenti. Mi viene spontanea una riflessione: perché non invitare almeno due oratori che confrontassero tesi opposte e lasciare gli studenti liberi di trarre le loro conclusioni in piena autonomia? E’ comprensibile che il prof. Valdevit minimizzi la tragedia delle Foibe e sostenga tesi aspramente contestate dagli esuli istriani ; deve indubbiamente essere difficile fare i conti con un retroterra culturale e politico sporco di sangue quando ci si erge a paladini della democrazia e della libertà. Ma il preside, i docenti, i genitori del Consiglio d’istituto non provano almeno un po’ di vergogna per aver compiuto una tale violenza su studenti che chiedevano solo di essere informati su una tragedia che, lo si accetti o no, ha coinvolto tanti italiani e sulla quale qualcuno sta cominciando ad alzare il velo del silenzio, o forse è più corretto dire dell’omertà, che una certa parte politica ha steso su questa tragedia? Un altro episodio riguarda il prestigioso Liceo classico Parini. Alcuni studenti hanno chiesto di organizzare un’assemblea sulla globalizzazione invitando il dott. Agnoletto. Il Preside, correttamente e nel pieno rispetto di quel pluralismo che deve caratterizzare la vita di un luogo deputato alla formazione e all’educazione di giovani, ha accettato e ha anche proposto che ci fosse non un discorso a senso unico, ma un dibattito democratico con un esponente di tesi opposte proponendo l’on. La Russa. A questo punto il Consiglio d’Istituto, dando prova di che cosa significhino per una certa parte politica le parole democrazia, libertà, rispetto delle idee, ha respinto la scelta del Preside e ha controproposto una terna di esponenti fra i quali individuare l’interlocutore dell’esperto scelto. Come dire sceglie una sola parte chi invitare a sostenere le proprie idee e chi la pensa diversamente. Questa è la democrazia, questo è il rispetto delle opinioni, questo è il pluralismo che vengono sbandierati dalla sinistra che ha il coraggio di presentarsi come la loro unica depositaria. Mi pare che i fatti siano più eloquenti di qualsiasi opinione. Una sola conclusione: possono mascherarsi e cambiare d’abito quanto vogliono, ma evidentemente la violenza, l’arroganza, il disprezzo verso chi non canta nel coro è costitutivo del loro DNA, e non perdono occasione per dimostrarlo. A noi organizzarci per contrastarli, sperare nel dialogo e nel confronto non solo è inutile, è stupido perché giocano con le carte truccate e prima ce ne renderemo pienamente conto, meglio sarà. Pierangela Bianco


Azione Giovane Hobbit di Cagliari

Azione Giovani Hobbit nasce a Cagliari il 15 Novembre 2001. L’intento è di far risorgere quei valori propri del Fronte della Gioventù, quali la militanza e il cameratismo, che erano stati dimenticati. Non più quindi appiattiti sulle posizioni del partito ma critici se necessario. Non più estranei ai problemi della società ma vicini alla gente. Ne abbiamo dato prova lo scorso 6 gennaio, ad esempio, con la "Befana Tricolore". Nei mesi di novembre e dicembre sono stati raccolti tantissimi giocattoli usati, poi distribuiti nel giorno dell’Epifania, da una parte per aiutare le famiglie meno agiate, dall’altra per riscoprire l’importanza delle feste tradizionali. Altro tema molto sentito : la causa irlandese e tibetana. In nome dell’autodeteminazione dei popoli, il circolo si è più volte mobilitato per sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi. Una lunga campagna contro la Cina comunista quindi per tutto marzo. "25 Aprile: Onore ai Caduti della R.S.I.". Questa la nostra posizione sul giorno della "Liberazione". Non è e non sarà mai la festa di tutti gli Italiani ma solo di una parte. Veniamo ad Azione Studentesca. Da febbraio ad aprile abbiamo portato a Cagliari, grazie anche alla collaborazione dell’amministrazione locale, una mostra dal titolo "Gulag, il sistema dei lager in URSS". Un tema quello dei Gulag, che la storia ha dimenticato, insieme alle Foibe, insieme ai campi di concentramento americani. Il 6 maggio volantinaggio in ricordo della Riforma Gentile, che di fatto la riforma Moratti trasla in un’ottica moderna. Prossime iniziative : una manifestazione in sostegno alla Bossi-Fini contro l’immigrazione clandestina e una in ricordo della morte di Falcone e Borsellino.

Giulio Uras
Azione Giovani Hobbit


Segnalazioni
Rutilio Sermonti, L’Italia nel XX secolo, Edizioni all’Insegna del Veltro, Euro 15,43 .
Un libro verità per chi vuole conoscere i fatti e capire la storia. Un libro per tutti ma particolarmente indicato per gli studenti . Il libro verrà presentato presso la Trattoria Vallombrosa da Ugo ( al lato della Basilica di San Paolo) alle ore 19.00 . Seguiranno interventi di esponenti del Collegio sul tema "Verso l’Assemblea Nazionale Costituente del Movimento nazionalpopolare; la serata si chiuderà con la cena sociale.

In Italia c’è una piccola voce anticonformista in più, è:
www.uomoqualunque.it E’ tutto ciò che rimane della storica testata di Giannini che, da un anno, è diretta da Guido Giraudo (che fu, negli anni Settanta, direttore di un’altra testata storica "Il Candido" di Guareschi e Pisanò). Vi segnaliamo il suo articolo "Maggio 2006" che è in perfetta sintonia con una tradizione politico-satirica, andata in gran parte perduta con il tempo.