Un convegno e un libro per ricordare Marzio Tremaglia
Idee in azione: l’esempio di Marzio Tremaglia. Non poteva esserci titolo migliore per ricordare la figura politica e intellettuale dell’indimenticabile esponente di Alleanza Nazionale, morto il 22 aprile 2000. Il titolo si riferisce ad un convegno che si è svolto lo scorso 17 novembre al Circolo della Stampa di Milano. Un appuntamento che ha visto incontrarsi relatori anche lontani dall’universo politico di Marzio, come ad esempio Giorgio Galli. Tutti però accomunati dalla stima profonda per un uomo che ha fatto della Politica, ma con la p maiuscola, lo scopo di una vita. Al tavolo dei relatori sedeva anche il professor Luigi Lombardi Vallauri, che fu il relatore della tesi di laurea di Tremaglia. Toccante il suo ricordo dell’ex studente. Azzeccato il giudizio che vede nella "grande curiosità culturale" una delle virtù più significative dell’ex assessore alla Cultura della Regione Lombardia. Chi ha avuto la fortuna di sentire parlare Tremaglia durante qualche convegno, infatti, non può non ricordare lo spaziare dei riferimenti culturali che egli faceva propri.
A raccontare gli aspetti più propriamente politici di Marzio Tremaglia è stato invece Luca Gallesi, suo collaboratore ai tempi dell’assessorato. "Marzio è stato un uomo di parte o, più precisamente, di partito - ha sottolineato Gallesi - Scherzando, ma neanche troppo, mi ripeteva spesso di essere l’ultimo leninista, per il quale la lealtà verso la struttura veniva prima di tutto". Uomo di parte, dunque, Tremaglia ma "che ha saputo esprimere fortemente un’identità di appartenenza politica meritandosi allo stesso tempo la stima e il rispetto dei suoi avversari, che ne hanno saputo riconoscere le qualità e le doti umane e politiche". Parole non di circostanza quelle di Gallesi. Chi scrive ricorda ancora nitidamente i giudizi ammirati di alcuni suoi conoscenti, di opposte sponde politiche rispetto a quella di Tremaglia, che, dopo averlo sentito parlare, si dichiaravano ammirati per la preparazione del politico di An.
Non è solo il bel convegno del Circolo della Stampa ad avermi fatto ripensare a Tremaglia. Ma anche un libro che raccoglie molti scritti di Marzio e il cui titolo, così come quello del convegno, mi pare significativo: "Cultura contro disinformazione. (Vent’anni di battaglie)". Edito da Asefi-Terziaria. Tanti gli spunti che meriterebbero di essere citati. Vogliamo però riassumere i principali spunti di un articolo - contenuto nel libro - intitolato "I valori della Destra". In tempi di grande confusione politica e culturale, ci pare che questo scritto abbia il grande pregio di mettere dei "paletti" che delimitano l’identità di una Destra che per molti aspetti appare ancora credibile. Anche se da molti dimenticata.
Una Destra che "crede fortemente nella Patria" e nell’affermazione di "una civiltà italiana nel rispetto e concerto delle culture europee". Una Destra realista, che rifiuta ogni astrazione intellettuale. Una Destra spinta dalla convinzione che "la vita non può ridursi allo scambio, alla produzione o al mercato, ma che necessita di dimensioni più alte e diverse", prima fra tutte "l’apertura al ’Sacro’ e al Bello". E ancora, una Destra che rifiuta il multiculturalismo in nome della "difesa di quel principio di identità ed originalità che è esattamente il presupposto per il rispetto, la difesa ed il riconoscimento dei diritti dell’altro". Una Destra legata alla libertà, intesa "come coscienza di una appartenenza, come ambito di partecipazione". Una Destra che ritiene fondamentale un "patto tra generazioni, che comprende i morti e i non ancora nati, le generazioni che furono e quelle che saranno. Modi di essere della Nazione". E qui Tremaglia sembra ispirarsi direttamente ad alcuni brani delle Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia di Edmund Burke. Una Destra, quella in cui credeva Marzio, che rivaluta il concetto di Stato, inteso come "un argine al potere senza nome e senza legittimità delle grandi centrali finanziarie, o al dilagare degli esiti apparentemente discutibili della tecnologia; o alla cancellazione dei diritti del popolo; o alla idea che non esistano più sovranità, ma solo amministrazioni ed organizzazioni". Una Destra che pone il nichilismo come "primo nemico della civiltà italiana ed europea". Una Destra che combatte contro "l’errore economicista che riduce l’uomo ad oggetto".
Una precisa identità politica e culturale quella che emerge da questo scritto di Marzio Tremaglia. Un’identità che può e forse deve essere ancora punto di riferimento per chi, all’inizio del Terzo Millennio, vuole considerarsi ancora "di Destra".
Nel libro di Marzio però si trovano giudizi che fanno anche riflettere sulle attuali scelte politiche di Alleanza Nazionale: pensiamo al suo richiamo alla lotta alla partitocrazia, in tempi in cui si parla di un ritorno degli orfani della Balena bianca democristiana. Oppure al suggerimento dato da Tremaglia a Fini all’inizio del 2000: quello cioè di fare delle dichiarazioni che esprimessero simpatia per le proteste che ci sono state a Seattle. Chissà se dopo i fatti dello scorso luglio a Genova Marzio la penserebbe ancora nello stesso modo. Una cosa è certa: vorremmo che fosse ancora qui con noi per farci ascoltare le sue parole mai banali.
Massimiliano Mingoia