Navigando nelle galassie della destra
"Si considera di destra?". "Sì, con insoddisfazione, con tutte le riserve del caso e con tutti i possibili distinguo". Marcello Veneziani risponde così a una domanda postagli da Marco Ferrazzoli. La risposta è contenuta nel libro curato dallo stesso Ferrazzoli e intitolato "Cos’è la destra. Colloqui con diciotto protagonisti della cultura italiana non conformista". Le insoddisfazioni, le riserve e i distinguo sono comuni anche agli altri intellettuali di destra intervistati. Da Accame a Cardini, da Malgieri a Fisichella. Ognuno descrive una destra diversa. Le storie, le letture, le esperienze personali e politiche dei 18 intervistati sono infatti molteplici. Tanto che, dopo la lettura, verrebbe da suggerire al curatore di intitolare il libro "Quante sono le destre?", piuttosto che "Cos’è la destra". Tante le anime che caratterizzano l’arcipelago della cultura "non conformista". Non a caso Marzio Tremaglia aveva voluto intitolare un convegno a Milano nel 1998 "Destra/Destre", cogliendo perfettamente nel segno. Intendiamoci: gli intervistati sono 18, ma le anime della destra che emergono sono qualcuna in meno. Un filo rosso nel libro c’è. Molti degli intervistati sono legati dalla comune fede cattolica. La loro destra è dunque, per loro stessa definizione, "contro-rivoluzionaria, cattolica e reazionaria". A questo filone appartengono sicuramente Rino Cammilleri, Giovanni Cantoni, Franco Cardini, Eugenio Corti, Fausto Gianfranceschi. E, con qualche distinguo, anche Domenico Fisichella, Gennaro Malgieri ed Enrico Nistri. La maggioranza degli intervistati. Ma nel libro compaiono anche i nomi di Dario Antiseri (cattolico sì, ma liberale popperiano); Gianfranco De Turris (cultore del pagano Julius Evola); Giano Accame (ancorato a una cultura politica propriamente fascista) e Marcello Veneziani (attento alla tradizione cattolica ma lontano da ogni intransigentismo). Queste diversità, queste tante destre a confronto costituiscono comunque una ricchezza del libro curato da Ferrazzoli. Tanti gli aneddoti interessanti e curiosi. Come quello raccontato da Enzo Cipriano. Secondo il proprietario della libreria "Europa" di Roma - riferimento obbligato per tutti gli amanti dei pensatori "di destra" - i libri attualmente più comprati dai suoi clienti sono quelli di Julius Evola e di
Ernesto Che Guevara. Proprio così: il filosofo "nero" e il simbolo iconografico di ogni rivoluzione "rossa". Giusto per far capire la varietà (confusione?) di riferimenti culturali che gravita intorno all’ambiente non conformista. Una tentazione al "fascio e martello" (come direbbe Veneziani) mai abbandonata da molti intellettuali "di destra" (e qui i distinguo si sprecano). Giano Accame, ad esempio, parlando del movimento studentesco, risponde così a Ferrazzoli: "Quando nel ’68 le masse studentesche si rivoltarono mi parve meritassero benevola attenzione, anche se già marcate da una confusa prevalenza di sinistra. A Roma i giovani del Caravella avevano aderito alla contestazione. M’illusi, come Drieu La Rochelle a Parigi nel febbario1934, che gli opposti estremismi potessero unirsi nel dare la spallata al sistema". Accame però conclude la riflessione dicendo: "La destra rimase tagliata fuori dal mondo giovanile per una ventina d’anni, ma probabilmente non c’era altro da fare". E concludiamo continuando a parlare di giovani. Enrico Nistri nel libro fa una considerazione che deve far riflettere: "Quella dei giovani (
) è sempre stata la tragedia della destra. Il Pci negli anni Cinquanta aveva i figli dei mezzadri: li ha fatti studiare e ne ha fatto degli storici, dei magistrati, dei giornalisti. Noi avevamo i figli dei dottori: li abbiamo usati come attacchini". Nistri certo si riferisce a tempi passati. Il Pci ora non c’è più. I figli dei mezzadri magari oggi votano a destra. Ma siamo sicuri che i ragazzi di destra non siano usati ancora solo per fare gli attacchini?
Cos’è la destra. Colloqui con diciotto protagonisti della cultura italiana non conformista, a cura di Marco Ferrazzoli, Il Minotauro, Roma, novembre 2001 (16 euro).
Massimiliano Mingoia