Si chiude, tragicamente per le vicende asiatiche, il 2004. Tanti momenti dell’anno corrono alla mente ma per ora chiediamoci : qual è lo stato di salute della Destra in Italia? La recente nomina di Gianfranco Fini a Ministro degli esteri è senza dubbio un momento epocale, mai prima registrato. E Fini si sta muovendo bene nel suo difficile compito; lo sta dimostrando proprio nei giorni dell’emergenza del terremoto. E aveva dimostrato le sue capacità anche nei recenti viaggi in Medio Oriente. Ma la figura di Fini è fuori discussione, per il prestigio che riveste, la stima che raccoglie anche presso avversari, per le sue capacità, per un verificato consenso. E’ il partito, Alleanza Nazionale, che sembra, invece, navigare a vista. E non è il solito piangersi addosso, lamentarsi delle cose che non vanno per (è il caso di dirlo
) partito preso
Il Partito è appannato, schiacciato su Forza Italia (e non da ora); privo di vere iniziative. Anche la piattaforma elettorale della Destra sociale in vista delle elezioni regionali (vedi Altomilanese in questo numero) rivela come tra le preoccupazioni più profonde ci siano questa mancanza di radicamento nel territorio, questo non rappresentare le categorie, questa assenza di meritocrazia che soffoca il Partito. Un malessere che - per fare qualche sporadico esempio - ha portato in questi anni due dei sei consiglieri comunali di Milano di AN a passare all’UDC e al gruppo misto. Ma altrove si notano spostamenti di simpatizzanti e militanti verso altre forze; giovani che preferiscono avvicinarsi al movimento di Alessandra Mussolini o alla Fiamma tricolore; e non ultimo, la perdita della Provincia di Milano, dove un significativo risultato l’ha ottenuto proprio Paola Frassinetti risultando prima degli eletti in AN, a dimostrazione di quanto paghi la candidatura di chi per il territorio ha veramente lavorato. Ma i risultati globali delle provinciali e delle europee parlano da soli.
Da quando lo stiamo ripetendo? Fino a quando lo ripeteremo? E’ indubbio che la partecipazione alla Casa delle libertà ha portato la Destra italiana in primo piano. Per usare un brutto termine, per fortuna ora caduto in disuso, è stata sdoganata. Ma ora ci si chiede sempre più frequentemente: a che prezzo? A prezzo della propria identità, a prezzo della perdita o dell’appannamento dei propri valori, secondo molti. La Destra italiana è diventata una Destra di governo, ma il pericolo è che per ottenere una fetta di potere, anche rilevante, ci si riduca ad essere degli "yes men"; si perda quella caratteristica d’ essere uomini critici, non subordinati al potere in quanto tale; si perda quella volontà d’essere veramente propositivi, rinnegando i valori, gli ideali da cui AN discende. Il ragionamento è vecchio quanto il mondo : essere un "partito-testimonianza", rischiando di tornare alle percentuali elettorali del vecchio MSI o gestire il potere e il sottopotere per cercare di realizzare almeno in parte un progetto di Destra? Il fatto è che l’apparenza sembra testimoniare in buona parte un’assenza di questo progetto.
Se c’è un’eredità che AN non vuole e non può ricusare è quella della scelta morale del vecchio MSI. L’insegnamento di Giorgio Almirante non può essere dimenticato. Ma allora perché dobbiamo leggere le parole di Claudio Magris sul Corriere della sera del 18 dicembre scorso? Perché ci sentiamo giustamente chiamati in causa da queste parole:
"Forse oggi sarebbe necessario un nuovo appello come quello che nel 1919, in un altro momento difficilissimo della storia italiana, Don Sturzo rivolgeva «agli uomini liberi e forti». Sarebbe opportuno rivolgerlo a tutti e in particolare, fra gli uomini liberi e forti, a quelli tra essi che militano nella destra o nel centrodestra, giacché persone oneste e coraggiose si trovano in ogni formazione politica rispettosa delle regole democratiche, a sinistra, al centro e a destra. Fra coloro che fanno parte dell’ attuale coalizione di governo o l’ appoggiano, vi sono certamente molti galantuomini di animo non servile. Essi non sono meno indignati, turbati e umiliati di quanto non lo siano gli avversari del governo dalla recentissima approvazione dell’ indecente legge che abbrevia i termini di prescrizione".
La politica arte del compromesso? Certo, può anche esserlo, ma non sui valori fondanti. Spesso la partecipazione alla politica di questi giorni ingenera disagio, quel malessere che non è il non essere d’accordo su scelte occasionali, ma il mettere in discussione principi di fondo, il nostro passato, la nostra storia, le nostre scelte morali. E per favore: non si tratta di "fare i fascisti", di guardare ad un’epoca chiusa definitivamente sessanta anni fa, improponibile da nessuno e per nessuno. Si tratta, piuttosto, di vivere seguendo il motto di Giorgio Almirante:
"Vivi come se dovessi morire subito,
pensa come se non dovessi morire mai."
Antonio F. Vinci