Mons. Galli, lo Statuto della città e i legnanesi.
Mons. Carlo Galli, prevosto di Legnano, ha rilasciato ad Alberto Colombo, in Luce del 18 febbraio, un’intervista che forse non è stata presa nella sufficiente considerazione. Tra l’altro il prevosto ha detto, riferendosi al precedente Statuto della città di Legnano : "Rispetto a quanto chiesto nel 1991, il problema casa rimane urgente e irrisolto in virtù dei nuovi risvolti dello sviluppo, del lavoro e della nuova immigrazione. Occorre favorire l’edilizia, ma anche investire nella cultura dell’accoglienza che a Legnano è scarsa : e si può anche discutere perché. E occorre investire in edilizia con costi accessibili al cittadino medio".
E più avanti : " Non solo il Comune si deve muovere, ma anche i legnanesi. Perché se uno stampa e nessuno legge, tanto vale. C’è bisogno di interessarsi dei problemi anche quando sono fuori di casa e non solo quando entrano in casa propria".
Mons. Galli è figura autorevole nella città, non solo per il ruolo che ricopre ma anche grazie all ’ equilibrio con il quale esprime le sue valutazioni. Il suo impegno a favore dei più deboli, degli immigrati, dei senza casa è noto e questo richiamo ad una maggiore concretezza fatto agli amministratori pubblici non deve cadere nel vuoto. A dire il vero non si può affermare che l’Amministrazione legnanese sia del tutto lontana da questa posizione, ma forse un richiamo ad una maggiore attenzione non è inutile. D’altra parte è proprio di questi giorni il segnalato ritardo per quanto riguarda i lavori in via Ticino, probabile sede di un centro di accoglienza per immigrati e senza casa ( significativo l’articolo su La Prealpina di domenica 4 marzo, a firma di Luigi Crespi, Indietro tutta sul centro di accoglienza ). E che lo stesso assessore ai servizi sociali Fiorenzo Battaglioli affermi che " il progetto è ancora in alto mare" non fa bene sperare per l’immediato. La città sta attraversando un periodo di grandi mutamenti, culturali, imprenditoriali ed urbanistici; spiacerebbe che si avesse l’impressione ( per altro già venuta fuori al tempo della grande tragedia degli immigrati arsi vivi nell’area Cantoni) di una città egoista, che pensi solo a se stessa, alla ricca borghesia ( o a quel che ne resta
) dimenticando gli emarginati, i più poveri, gli immigrati. Infatti è stato presentato proprio in questi giorni in municipio il Programma di Recupero Urbano della città da parte dell’assessore al Territorio Carmelo Tomasello : si tratta di sei miliardi che saranno utilizzati per il recupero di edifici popolari costruiti negli anni attorno alla guerra e per l’ampliamento dai 210 alloggi attuali a 280.
Bene ha fatto mons. Galli a richiamare non solo il comune, ma anche i cittadini legnanesi ad una maggiore attenzione a quanto avviene fuori casa. Certo l’impegno sociale richiede fatica, ma nella città si vive tutti assieme e l’appello ad una maggiore partecipazione non può che far bene. Si avverte, però, un senso di amarezza nella conclusione dell’intervista quando il prevosto dichiara:" La cultura non è solo commemorare le grandi radici, ma mettere le mani nei problemi. Mi ha colpito nello Statuto la descrizione dello stemma della città dove i simboli parlano di vigore, gloria, vittoria, potenza, grandezza : i gonfaloni hanno senso se garriscono al vento non solo per celebrare il passato, ma anche per impegnare l’avvenire". Legnano è diversa dalle altre cento città proprio perché ha vivo questo ricordo del passato che, certo, non deve essere semplice rievocazione, occasione per sfilare in costumi medievali, motivo per pavoneggiarsi sguainando una spada. Le contrade di Legnano non sono solo custodi di un patrimonio culturale e storico, ma anche luoghi di aggregazione, momenti di unione tra persone con storie e culture diverse. Indubbiamente la vita di contrada è per alcuni solo occasione per mostrarsi in vetrina. Ma non è così anche per altre occasioni, politiche, sportive, religiose ( non è nel Vangelo che si parla di farisei e pubblicani?); conviviali o per il semplice passeggio, lo "struscio", cittadino? Per molti, invece, la vita in maniero è momento di crescita, di lavoro oscuro e scarsamente gratificato, anche di esborso economico. Che sarebbe Legnano senza il Palio? Una città dormitorio come tante altre attorno. La vita delle contrade, invece, permea di sé la vita della città tutto l’anno, con l’esplosione di gioia e di festa nel mese di maggio. Certo - come dice mons. Galli - "sarebbe bello se i grandi temi del passato di Legnano diventassero servizi coraggiosi per il presente", ma non si può che attendere e nel frattempo seminare. Forse non sarà dato a noi raccogliere il frutto di questa semina, forse bisognerà attendere ancora , ma la viva, la generosa, la "storica" città di Legnano risponderà. Anzi : sta già rispondendo.
Antonio F. Vinci