IL SENSO NOBILE DELLA POLITICA - Numero 37

 

Domenica 28 maggio ci saranno le elezioni amministrative. Una rivincita per la Casa delle libertà? Vedremo.
Intanto ci prepariamo al referendum del 25 giugno sulla devolution, quella che D’Alema ha chiamato la "bella", con un linguaggio ricavato dalle nostre partite di calcio da ragazzini. Ciò, però, vuol dire che le amministrative segneranno la vittoria della Casa delle libertà? Perché la bella era appunto la terza partita dopo una vittoria a testa delle due squadre; la "bella" era quella che avrebbe decretato definitivamente il vincitore.
Per ora stiamo seguendo questa campagna elettorale, specialmente in Lombardia dove, oltre Milano, ci sono città impegnate nella competizione di tutto rispetto, come Varese, Gallarate, Busto Arsizio ed altre minori ma non meno significative.
La costante delle elezioni amministrative è la presenza delle liste civiche. E di queste vorremmo parlare.
Le liste civiche se da una parte denotano una partecipazione più diretta dei cittadini alla vita politica dall’altro ne segnano un distacco. Le liste civiche nascono sostanzialmente perché gruppi di cittadini rifiutano l’etichetta partitica, vista come una sorta di impaccio, di dipendenza dalle segreterie di partito, di appartenenza. Nascono le liste di campanile (dai nomi più disparati che fanno invidia ai nomi delle operazioni antimafia delle Forze dell’Ordine, che di fantasia ne hanno da vendere in questo caso…) per costruirsi o ricostruirsi una presunta verginità. Eh sì, perché di questo si tratta! Le stesse persone che pochi mesi prima o addirittura, come in questo caso, il mese prima avevano partecipato alla campagna delle elezioni politiche, ben visibili nelle liste di partiti istituzionali, ora si aggregano con gli avversari di ieri, sparigliano i giochi, si uniscono in matrimoni elettorali da far accapponare la pelle. Si dice: ma le elezioni amministrative sono diverse. Amministrare una città non è come gestire un Paese, non è come nelle elezioni politiche…Non è vero.
Se in una città vince una lista civica, eterogenea come i colori dell’arcobaleno, frutto di aggregazioni pur lodevoli ma senza un vero collante per forze di cose, che deve decidere - ad esempio - sulla questione dell’immigrazione, sulla presenza dei clandestini, credete che sia lo stesso se la scelta ideale, religiosa, culturale delle persone non è la medesima?
L’aiuto da erogare alle aggregazioni giovanili sarà per gli oratori o per i centri sociali? Sarà pilatescamente per ambedue? La confusione regnerà sovrana.
In un Paese come il nostro dove tutti dicono tutto; dove ci sono esperti "tuttologi", ignoranti di tutto; dove tutti sono esperti di calcio ( come la mettiamo in questi giorni…?) e allenatori del lunedì, il proliferare di liste civiche è normale. La conduzione della vita amministrativa, però, è tutt’altra cosa.
Le liste civiche o sono pilotate da una forza trainante, dal classico defenestrato dalla coalizione precedente; o si compattano dietro un problema specifico della città solo per avere una visibilità, per agitare le acque; o sono manovrate da altri per togliere voti agli avversari.
Non vorrei essere drastico, ma altri motivi "nobili" non ne vedo.
Le liste civiche, pur con delle eccezioni, ma pochine pochine, lasciano il tempo che trovano. Come il mito del "tecnico prestato alla politica". E’ finita quell’epoca, per fortuna. Si faceva politica irridendo alla politica; si cercava, come Diogene con la lanterna cercava l’uomo, un politico non politico, un "tecnico" appunto, che facesse politica senza "sporcarsi le mani". I risultati, tranne le debite eccezioni, che confermano la regola, si sono visti. Personaggi noti a livello internazionale per i loro studi, per la loro professionalità, per le loro competenze, naufragavano miseramente di fronte alle scelte di largo respiro, alla quotidianità della macchina burocratica. Il "tecnico" diventava il fiore all’occhiello del politico o della forza politica che lo aveva spinto avanti.
La politica deve ritornare al suo ruolo, grande, serio, etico. Non si sostituisce la politica con i pannicelli caldi dell’improvvisazione o strumentalizzando persone. La politica è dedizione, cultura civile, passione, servizio per gli altri.

Antonio F. Vinci