Ci risiamo! Periodicamente Gianfranco Fini sale sulla ribalta della scena politica e fa parlare di sé. E non intendiamo riferirci, ovviamente, alle sue vicende personali, ci mancherebbe altro, o alle estive immersioni subacquee, ma alle sue prese di posizione in politica. Diciamolo subito : noi siamo dalla parte di Fini. Lo siamo sempre stati. Lo abbiamo difeso da sempre (basta sfogliare i numeri precedenti del Barbarossaonline); perché siamo convinti che Fini sia "avanti", è lungimirante, vede prima del suo partito, dei suoi iscritti e militanti. Ma l’ultima uscita ci è sembrata, francamente, sbagliata!
In questi giorni è stato sollevato un polverone capace di distogliere, al solito, il Paese dai reali e contingenti problemi; un chiasso che ha soverchiato e annullato le lamentele per la crescita del costo della vita, dell’aumento della benzina; un fiume di inchiostro che ha dato respiro alla stampa, con articoli, interviste, prese di posizione, autosospensioni, minacce. Ma cosa ha detto l’algido Fini, l’uomo che non si scompone mai, l’uomo che calcola ogni parola, ogni riferimento? "Chi è democratico è antifascista. E poiché le tre parole d’ordine cui si richiama la nostra destra sono libertà, uguaglianza e giustizia sociale, è chiaro che non si può non ricusare chi in primo luogo soffocò la libertà e poi arrivò a produrre aberranti leggi razziali sostenendo che un uomo era uomo più di altri per costituzione genetica!". E fin qui, sia detto chiaramente, chi non sarebbe d’accordo? Chi non è per la libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale, alzi la mano (possibilmente la sinistra, onde evitare ancora una volta fraintendimenti
) ! Ma perché c’è qualcuno di destra che è contro la libertà, che vorrebbe un nuovo squadrismo, una nuova Marcia su Roma? E il duce chi sarebbe? Fini? O Storace? O la Mussolini (almeno per continuità genealogica
)? Ma è il sillogismo di Fini che non ci sembra funzionare molto: Chi è democratico è antifascista; noi siamo democratici; noi siamo antifascisti. Allora chiediamoci prima cos’è l’antifascismo e poi vediamo se i "veri" democratici sono antifascisti. Vediamo prima in quale senso decliniamo l’antifascismo, in quale senso l’antifascismo è stato "politicamente" realizzato, e poi vediamo. E’ chiaro che i democratici sono antifascisti, nel senso che sono contro la dittatura, non solo quella nera ma anche quella rossa. E comunque parlare di antifascismo in Italia non ha mai significato essere democratici, ma essere per una forma di totalitarismo di colore diverso, perché l’antifascismo è stato questo : il tentativo di sostituire ad una dittatura di destra una dittatura di sinistra. L’egemonia comunista nel campo antifascista ha sottaciuto, soffocato, eliminato ogni attesa autenticamente democratica che non fosse marxista. Ma Fini continua ancora la sua lezione ai giovani di AN: "Non si può equiparare chi stava da una parte e combatteva per una causa giusta e chi stava invece dalla parte sbagliata!". E chi vuole equiparare!
Vogliamo forse equiparare chi andava volontario a morire sicuramente in una guerra in cui si sapeva di essere matematicamente sconfitti con chi era fascista sino al giorno prima e diventava antifascista e si univa ai veri partigiani solo per salvare la pelle (nel migliore dei casi) e soprattutto per praticare lo sport nazionale, cioè saltare sul carro del vincitore? Forse qualcuno vuole equiparare quei giovani, esaltati certo, antidemocratici, certo, ma che andavano a morte sicura per salvaguardare non interessi, non posizioni di rendita, non posti o potere politico ma quello che loro credevano essere l’onore? L’avevano scritto sulla loro bandiera la parola "Onore"; gli antifascisti dell’ultima ora, non quelli che il regime aveva perseguito sin dai primi anni, sulla loro bandiera avevano scritto "tengo famiglia"! Caro Fini, un autentico liberale, un autentico democratico e lui sì, anche se con un certo ritardo
, antifascista, don Benedetto Croce diceva che la storia è giustificatrice, non giustiziera. Fini ha voluto dare delle pagelle: di qui i buoni, di qui i cattivi. No, la storia è una cosa diversa. Il che non vuol dire non stare da una parte o dall’altra, ma semplicemente che la storia non dà giudizi morali, ma ricostruisce i fatti. Ci saremmo aspettati altro dal leader di un moderno partito di destra! Ci saremmo aspettati quello che, invece, ha detto un giovane ministro, Giorgia Meloni : "Non ne posso più di parlare di fascismo e antifascismo, e non intendo farlo ancora. Voglio fare altro, occuparmi di questo presente e di questo futuro. Come ognuno di voi, voglio fare politica nell’Italia di oggi, per dare una speranza all’Italia di domani. Tutto il resto è noia".
Fini entrerà nel PPE, potrà diventare il leader del nuovo PdL quando Berlusconi si ritirerà ( se e quando
); ma è l’ultimo politico della vecchia Italia, di chi non ha la forza di guardare veramente avanti (come ci aveva fatto sempre credere e per questo lo avevamo amato). Anche lui è caduto nella facile trappola della contrapposizione tra i buoni e i cattivi, ripetendo l’opposizione tra fascismo e antifascismo, facendo della vecchia politica, della retorica ad effetto. E’ stato superato dalle semplici parole di una ragazza che ha avuto il vero coraggio di chiudere con il passato, guardando avanti, come chi afferma che, davvero, "il domani appartiene a noi"!
Antonio F. Vinci