Ormai ci siamo!
Fiumi di parole sono stati versati in questi mesi in vista dello scioglimento di Alleanza Nazionale e della nascita del nuovo soggetto politico, il Popolo della Libertà. Timori di perdita della propria identità sono stati lanciati non solo dai militanti di destra, ma anche da parte di chi sino a poco fa aveva sostenuto la possibilità, l’importanza, la svolta epocale costituita dalla nuova nascita. A questo proposito la stampa ha riportato il giudizio negativo di un fedelissimo di Fini come il direttore di Farefuturo, fondazione del Presidente della Camera, Alessandro Campi : "Il PdL nasce come operazione di vertice, senza orizzonti culturali chiari né il coinvolgimento della base". E non mi sembra poco! Il direttore de La Destra delle libertà, Fabio Torriero, rilancia al PdL l’accusa fatta al PD : fusione a freddo; né più tenero è uno dei più noti intellettuali di AN, Gennaro Malgieri, che si dichiara "deluso". Insomma : quello che sembrava sino a ieri un cammino in discesa, improvvisamente sembra mostrare un percorso in salita. Certo non hanno giovato le frasi pubblicate sul blog di FI contro Fini, ma il malessere - è inutile nasconderlo - covava sotto la cenere. E neppure tanto di nascosto.
D’ altra parte assistiamo ad un’ "operazione fiducia" da parte dei politici di AN; in primis Ignazio La Russa, il grande tessitore
Ma anche da parte di Gasparri come della Meloni, di Ronchi come di Alemanno, sino a giungere ad una delle figure più carismatiche, anche per il lungo cammino di militanza che ha alle spalle, il ministro Altero Matteoli. La puntata di "Porta a porta" di lunedì 16 marzo, in cui da Vespa erano presenti tutti questi rappresentanti di AN, ad eccezione di La Russa, ha mostrato l’intento rassicurante del partito ed anche la volontà di far capire agli iscritti e ai militanti che AN entra con pari dignità nella nuova formazione.
Perché questi sono i timori.
IN FI si teme la militanza, l’organizzazione, la struttura degli uomini di AN, che provengono da anni spesso difficili, come quelli del vecchio MSI. Una militanza corroborata da anni di opposizione, dura, nella difesa di valori ed ideali ricusati da molti.Si teme il movimentismo degli ex aennini e che diventi la forza trainante della nuova formazione.
In AN si teme l’omologazione, l’assorbimento in FI, in un atteggiamento di sudditanza o, peggio, di amalgama in cui si "candeggiano" i colori dei propri ideali, sino a farli diventare sempre più sbiaditi e a scomparire del tutto. In nome di qualche poltrona in più, di una fetta di potere in più.
Certo, l’obiettivo primario è quello di fare più destra nel Paese; è quello di utilizzare il nuovo strumento politico per fare quelle riforme che solo un partito di massa può realizzare; è quello di cambiare il Paese, di modernizzarlo.
Ma come, con quale stella polare di riferimento, non è a tutti chiaro.
L’approdo al PdL è nelle cose. La preparazione alla realizzazione di questo progetto, come ormai sono in molti a ricordarlo, rimonta a molti anni fa. Lo stesso ministro Matteoli ricordava da Vespa che fu Bettino Craxi, prima di Berlusconi, nel 1983 a sdoganare la destra; poi ci fu Pinuccio Tatarella, l’idea di andare "oltre" la destra. Insomma un cammino verso il PdL che ha la nascita nel vecchio MSI.
E qui si innesta un aspetto che pare sfuggire ai più. AN entra nel PdL ma è proprio nella corrente degli ex socialisti che trova alleati. Il sostegno dato alla candidatura di Guido Podestà a Presidente della Provincia di Milano, conservando per De Corato l’impegno per la sicurezza della città; i buoni rapporti, la buona collaborazione, con il coordinatore provinciale di Milano Alessandro Colucci; il riconoscimento a Craxi come primo "sdoganatore" del MSI, sono tutti segnali di un posizionamento. Nel Nord, in Lombardia, è verso i socialisti che AN guarda per "tutelarsi" nei confronti di CL, grande potenza all’interno di FI. Esattamente il contrario nel Lazio e per la corrente di Destra sociale: Alemanno sta privilegiando il rapporto con il più importante governatore, Roberto Formigoni, espressione di CL.
Ma non si tratta, ovviamente, e direi per fortuna, solo di una scelta di alleati. Si gioca qui la partita delle scelte ideali, della scelta economica, del progetto del Paese che verrà.
Come è apparso chiaramente negli interventi al Congresso provinciale di Milano, Alleanza Nazionale sta diventando sempre più una forza, una componente pragmatica, molto più pragmatica di prima. Lasciare alle spalle gli inutili, eterni, ormai logori dibattiti sui valori e sugli ideali che, per carità, non vengono dimenticati, questo no; ma guardare al "fare", alla realizzazione. Finisce un mondo un po’ romantico fatto di "belle idee per cui si muore" e nasce anche per AN il mondo della concretezza, del pragmatismo. Non a caso si guarda al mondo socialista.
A quel mondo che con Craxi abbandonò la retorica marxista ottocentesca per realizzare una politica del fare. Il punto è : come "fare".
Antonio F. Vinci