Fino a qualche tempo fa, più o meno sino al tempo della malattia che lo colse così improvvisamente, era Umberto Bossi che ci rallegrava quotidianamente. Ogni giorno, infatti, e questo per molti anni, si apriva il giornale per leggere l’ultima del capo della Lega: una volta era la minaccia della secessione con toni più violenti del solito, poi un nuovo epiteto nei confronti di Berlusconi (ricordate Berluskaz o quando gli dava del mafioso?) e se non era Bossi era sempre qualcun altro della Lega, con manifestazioni più o meno folcloristiche. Ora la Lega appare in TV con rappresentanti tutti a modino, con doppiopetto e dizione quasi perfetta; solo il fazzoletto verde occhieggia, sempre più piccolo, dal taschino o appare qualche residua cravatta in ricordo del tempo che fu. Ora è Fini che ci dà la sveglia la mattina, più di un caffè doppio. Le esternazioni di Fini sono quasi quotidiane infatti e se per caso ti azzardi a dire in giroche "beh, tutto sommato, a parte qualche esagerazione, potrebbe aver ragione", ti guardano come se fossi un marziano e ti danno del "finiano" con lo stesso disprezzo con il quale una volta ti davano del "fascista"! Il bello è che te lo dicono proprio e soprattutto quelli che fino a ieri guardavano all’algido personaggio come ad una stella polare. Credo che in quest’anno ben pochi siano stati gli editoriali del Barbarossaonline in cui non ci siamo occupati di Fini. Certo l’ex capo dell’ex AN non ha bisogno di noi per difendersi dalle accuse, ma l’insistenza con la quale ci occupiamo di lui è sorretta dalla volontà di capirlo. Ma si può democraticamente negare il diritto di voto a chi sul nostro territorio lavora, paga le tasse, apre attività commerciali che spesso danno lavoro anche ad italiani? Insegnare il Corano nelle scuole (quando non si insegna più il Vangelo
) può sembrare a dir poco una bizzarria, ma si toglierebbe l’arbitrio interpretativo di imam non controllabili. Questa la spiegazione, non certo un Fini con tendenze filoislamiche. Ma se si fanno queste affermazioni, certo da vagliare e stabilire in un quadro normativo, si diventa di "sinistra". E Fini diventa un "badogliano", quando si tratta, tutto sommato, di realismo, di buon senso. Ci sono delle considerazioni " fuori onda"? Ed ecco che si scatena il putiferio. Ma cosa ha detto Fini? Quello che già altre volte aveva sostenuto. Ma perché non si teme forse una deriva cesarista nel governo? Non è necessario verificare le accuse lanciate dai pentiti? Certo Fini Cesare l’ha fatto quando era presidente di AN
, non ha tutte le carte in regola per fare la morale a Berlusconi, ma il fatto che abbia sbagliato nel passato non significa che non possa avere ragione oggi! I più scafati in politica vedono in questo atteggiamento di Fini, che contiene molti altri risvolti di cui qui non parliamo ma ben noti al grande pubblico, il tentativo di presentarsi come delfino di Berlusconi. Mi sembra improbabile a questo punto. Anzi, mi sembra chiaro che Fini si sia ormai preclusa da solo ogni possibilità con questo atteggiamento. Mira a fare il nuovo Presidente della Repubblica? E chi lo vota? Non certo il centrodestra, ma neppure la sinistra che - a detta di coloro che si sentono traditi - sembrerebbe così vicina a lui. Fini "potrebbe" essere votato dalla sinistra solo se la sua "rivoluzione" avesse un grande seguito. Ma non pare che sia così
Il fatto è che gli atteggiamenti di Fini preoccupano gli ex aennini. Fini ci fa perdere voti a vantaggio della Lega. Questa è la considerazione che viene fatta. Ed allora? Allora ci si arrocca in un atteggiamento di Destra
che è ormai fuori della storia. Ma senza neppure la capacità in concreto di essere Destra militante, come una volta. La Lega distribuisce i crocefissi nei mercati rionali, in polemica con la nota sentenza di Strasburgo? Gli ex aennini guardano sbalorditi la militanza dei leghisti, quella che una volta era appannaggio della Destra. Ci sono i campi nomadi? Ci sono le violenze (anche) degli immigrati? La Lega alza la voce; la Destra sta a guardare e ad invidiare le iniziative leghiste. Fini ha avuto un cambiamento repentino (neppure troppo, però, considerato che da qualche anno c’erano state le avvisaglie) e guarda, come al solito, più avanti del suo popolo, o di quello che è stato il suo popolo
. Fini guarda ad una nuova Destra, com’è in Europa. Guardare al futuro, guardare avanti non significa rinunciare alle proprie idee, ai propri ideali, ai propri valori, anzi; significa, però, declinarli in una realtà che è nuova perché è la storia che si fa. Essere di Destra oggi significa capire che il mondo è cambiato e che lo si affronta non più con gli schemi e le categorie del passato, ma con gli ideali di sempre letti ed interpretati in una società nuova e in perenne evoluzione. Un mondo che ci può non piacere ma che va prima di tutto capito e non condannato aprioristicamente. Essere di Destra in questo modo significa non solo superare, storicizzandolo, il passato (come sempre si dice ma non si fa
); ma costruire un futuro in cui l’altro non è necessariamente un nemico, per esempio. Essere di Destra significa capire l’attualità e dare risposte ai nuovi problemi : dall’istruzione scolastica alla giustizia, dalla comunicazione alla struttura stessa della società. Il che non vuol dire dimenticare le proprie origini, le proprie tradizioni, i propri valori, lo ripetiamo sino alla nausea, ma anzi verificare la nostra identità nel confronto quotidiano con le nuove realtà. Che ci sono anche se fingiamo di non vederle.
Antonio F. Vinci