Era un sabato - come quest’anno - quel 29 marzo del 1997 quando una carreggiata ignorante portò via Nicola Pasetto, deputato di Alleanza Nazionale. Scrivo con un nodo strettissimo alla gola mentre ricordo quel che accadde in un attimo. Un lampo quella notizia: Nicola era volato via. Ero giovanissimo quando conobbi, perché volli conoscere, quel politico così diverso dagli altri. Lui era, come me, diciamo così, di scuola rautiana, ribelle e goliardico. Viveva la politica con uno spirito che molti non conoscono e nemmeno comprenderebbero. Lo vidi alcune volte e m’interessai subito a lui, m’incuriosiva anche banalmente per il cognome simile al mio, per il suo fare spavaldo ma bonario. Con simpatia ascoltava le elucubrazioni che gli sottoponevo, mi diceva sempre qualcosa che mi convinceva, mi rassicurava. Con lui mi è capitato di discutere di calcio, lui del Verona, io dell’Inter, con le rispettive tifoserie al tempo amiche. Insomma era uno come me, più grande, più bravo, ma alla fine molto simile a me. Banalizzando, pur avendolo frequentato sporadicamente, era un fratello maggiore. Poi un viaggio interrotto da uno schianto. A Nicola Pasetto la Compagnia dell’Anello ha dedicato una dolcissima canzone che si chiede "dove vai, ma dove stai correndo?" e ricorda "quel tuo sguardo fiero". Una canzone che riassume in maniera straordinaria la sua filosofia di vita: "C’è un modo solo per non morire mai e quel modo è vivere davvero
.". Per questo faccio mie le parole di Mario della Compagnia, anche oggi a sei anni da quel 29 marzo: "Grazie Nicola".
Fabio Pasini