La Compagnia dell’Anello si racconta dopo i recenti concerti di Sesto San Giovanni e Camerino
"Sentimenti e impegno: così da 25 anni cantiamo la Tradizione"
Romantico e raffinato l’ultimo cd del complesso veneto che si ispira alla letteratura fantastica di J.R.R Tolkien. Una speciale attenzione alle terre di Istria e Dalmazia e alla loro drammatica storia
È un gruppo amatissimo dagli appassionati della musica "alternativa", ossia le note e le parole che hanno accompagnato negli anni più difficili e continuano ad accompagnare le lotte dei giovani di destra. La Compagnia dell’Anello si può dire che abbia "fatto la storia" di un certo tipo di musica. Le origini del gruppo risalgono al 1974 quando cinque ragazzi del Fronte della Gioventù e del Fuan patavini fondano il Gpdpn, Gruppo Padovano di Protesta Nazionale. Da allora la strada percorsa dalla nostrana "Fellowship of the ring" è stata tanta. Adottata al tempo di Campo Hobbit I l’impegnativa denominazione tolkieniana infatti, il complesso veneto ha proposto brani che sono diventati autentiche bandiere della giovane destra, fino all’uscita nei mesi scorsi del cd "Di là dall’acqua", un concentrato di poesia e di qualità musicale davvero ammirevole. Per maggiori informazioni sul gruppo (storia, canzoni, foto, possibili acquisti ed altro) consigliamo di visitare il sito ufficiale www.compagniadellanello.net. La Compagnia, che, secondo il suo stile, si pone come se fosse un’unica persona, ha accettato di parlare di sé, del proprio passato e soprattutto del proprio presente.
"Cambian le facce, signori, gira la ruota del tempo, ma la mia vecchia canzone s’alza ancora nel vento": qual è il segreto della vostra longevità artistica? Siete stati il primo vero gruppo di musica "alternativa" in Italia. La vita di un complesso non è facile, quella di un gruppo etichettato come "di destra" deve esserlo ancora meno. Giù la maschera: come diavolo avete fatto?
Nessun segreto particolare. Negli anni abbiamo consolidato fra noi un forte legame di amicizia e di lealtà reciproca che ci ha aiutato a superare tutti gli inevitabili momenti di crisi che accompagnano naturalmente ogni compagine umana. A venticinque anni dalla nascita, la Compagnia è ancora unita e compatta proprio perché al suo interno sono stati sempre banditi i personalismi. Si è badato a privilegiare il lavoro di squadra per il raggiungimento degli obiettivi comuni. Niente primedonne. Ognuno ha dato ciò che poteva, ferma restando l’adesione comune ad una visione della vita e delle cose che definiremmo non materialista e ancorata ai valori della Tradizione.
A proposito della vostra "alternatività" al sistema della musica che si pretende "rispettabile", cosa pensate del fatto che nel 2002, caduti muri e muretti, con un clima politico molto diverso da quello dei vostri inizi, un gruppo come il vostro (che oltretutto non ha mai fatto ricorso a invettive o chissà quali apologie) sia costretto ad autoprodurre le proprie canzoni. Pure in questo caso: "anche se tutti... noi no!"
Le cose non nascono dal nulla. Se dall’epoca dei Campi Hobbit il maggior partito della Destra italiana avesse deciso di investire risorse nel campo della musica e più in generale della cultura oggi forse non saremmo a questo punto. Ma non è mai troppo tardi
validissimi esempi individuali hanno dimostrato che sfondare il muro di gomma è possibile: si tratta ora di creare un coordinamento nazionale in grado di produrre eventi veramente significativi e costanti nel tempo.
Torno sulla vostra longevità di gruppo, perché qualche anno fa ebbi modo di leggere un’intervista ad un complesso romano (bravini a dire il vero) di cui non faccio il nome, che si lamentava del fatto che troppi amanti della musica alternativa fossero ancora legati alle vecchie canzoni anni ’70 e ’80. Più o meno dissero così: "sarebbe ora che qualche cervo bianco che ancora si aggira nella foresta si facesse da parte". Bene, mi risulta che quel gruppo abbia cessato l’attività mentre voi dopo più di un quarto di secolo siete "Di là dall’acqua".
Non abbiamo letto l’intervista citata. Senz’altro si è trattato di un’espressione scherzosa. Ben vengano i nuovi gruppi. L’importante è che s’impegnino nel produrre musiche e testi di qualità. Mai come oggi siamo "sotto osservazione" da parte della critica. Il convegno sulla musica alternativa tenutosi il 9 giugno scorso a Roma ha avuto vasta eco sulla stampa nazionale a dimostrazione del fatto che il fenomeno, a trent’anni dalla nascita, continua a suscitare interesse e curiosità sui media nazionali.
Veniamo dunque alla vostra ultima fatica. Devo ammettere che la canzone che ha dato il nome al cd, "Di là dall’acqua", mi ha davvero emozionato. L’argomento del pezzo ha scaldato il mio cuore e mi ha fatto correre un brivido lungo la schiena. Credete che ci siano ancora tanti giovani capaci di comprendere cosa significhi che in Istria e in Dalmazia "anche le pietre parlano italiano"?
Per cinquant’anni la scuola di Stato non ha insegnato alle giovani generazioni praticamente nulla sulla storia di due regioni europee indissolubilmente legate all’Italia: l’Istria e la Dalmazia. Questo colpevole silenzio è stato solo parzialmente interrotto dalla lodevole attività delle associazioni degli esuli e da un solo partito nazionale: il Movimento Sociale Italiano. Oggi i tempi sono maturi perché gli italiani si riapproprino di una parte della propria storia nascosta per tanti anni, per non dispiacere al Maresciallo Tito e ai suoi amici del PCI, dai ministri democristiani della Pubblica Istruzione. È per questo che canzoni come "di là dall’acqua" possono contribuire a risvegliare nei più giovani non anacronistici impulsi irredentistici, che oggi sarebbero impraticabili, bensì la consapevolezza che la difesa dell’identità nazionale passa anche attraverso la conoscenza della storia e che questa non si può cancellare con un tratto di penna oppure stampando in Italia carte geografiche della Dalmazia con i soli nomi croati!
Trovo che la vostra musica sia sostenuta da un grande spessore culturale e spirituale. Più che canzoni militanti avete cantato e cantate pezzi romantici, in parte ispirati al genere fantasy (e non potrebbe essere altrimenti) e in parte ai valori dell’uomo e alla storia della sua terra. Canzoni come "Addio a Perasto" ad esempio presuppongono da parte di chi ascolta una certa conoscenza della storia. Insomma volate alto...
Scrivere canzoni significa provare a trasmettere non solo emozioni ma anche stimolare chi ascolta, a pensare. Se poi questi stimoli riguardano pagine di storia sconosciute ai più, come nel caso della vicenda di Perasto, allora sentiamo che qualcosa è stato ben fatto. Durante i concerti spieghiamo sempre il tema portante dei brani che cantiamo, soprattutto dei più recenti. È anche un modo di raccontare alle generazioni più verdi tracce di un vissuto che rischia di scomparire: gli anni passano e certe cose non devono essere dimenticate proprio per andare avanti, guardando al futuro ma essendo consapevoli, ben consapevoli, del proprio passato.
Sbaglio o Mario Bortoluzzi ha dichiarato in qualche occasione di essere un ammiratore di Francesco Guccini e di ispirarsi in parte anche a lui? Vi sono mai giunti attestati di stima da parte di "nemici"?
Guccini è un poeta prima di essere un cantautore. A quanto ci risulta molto ammirato anche a destra, nonostante le sue posizioni politiche. Una canzone come "L’avvelenata" lo ha reso molto vicino e simile ad un certo tipo umano che definiremmo "anarchico individualista", incontrato spesso dalle nostre parti
Mario ha imparato a suonare la chitarra strimpellando proprio "La locomotiva" di Guccini e il suo "insegnante" era un militante di "Stella Rossa", correva l’anno 1974
e la prima canzone scritta fu "Padova 17 giugno 1974"
Crediamo che "a sinistra" pochi conoscano anche solo l’esistenza della produzione "alternativa" e, fra quei pochi, nessuno, fino ad oggi, ci ha mai inviato attestazioni di stima.
Siete reduci da due concerti: uno alle porte di Milano, a Sesto San Giovanni (avete profanato l’ex Stalingrado d’Italia!) e l’altro a Camerino. Quali considerazioni vi sentite di fare?
Tornare a suonare in pubblico dopo un anno di assenza e sei mesi di sala d’incisione è stato bellissimo. Anche perché ogni concerto è sempre una festa di emozioni che coinvolge in primo luogo tutti i componenti della Compagnia. A Milano l’organizzazione, dal palco all’amplificazione, è stata di ottimo livello e ci ha permesso di superare i consueti problemi acustici che si affrontano suonando in un palazzetto dello sport. A Camerino i ragazzi del locale nucleo di Azione Giovani hanno decisamente dato il massimo in termini di efficienza e di simpatia. Abbiamo poi potuto riabbracciare vecchi amici come De Turris, Cimmino e Gabriele Marconi presenti in città per un convegno sulla cultura della destra e poi in teatro per il concerto: ancora forti emozioni fra componenti di una comunità sempre viva e itinerante!
Come giudicate la condizione attuale della musica alternativa. Ci sono altri gruppi o solisti che ritenete particolarmente capaci e dotati?
La "canzone alternativa", il "rock identitario", il "combat folk" sono tutte espressioni di un pianeta culturale e musicale che deve crescere e conquistare spazi sempre più ampi. Per far ciò dobbiamo puntare sulla qualità delle musiche, dei testi e delle esecuzioni. Non ci stancheremo mai di ripeterlo. Morsello nelle sue produzioni ha puntato molto su questi temi, così i 270 bis con "Incantesimi d’amore" e Gabriele Marconi con " In viaggio". Questa è la strada da percorrere. Dal 22 novembre 2002 la Compagnia è diventata associazione culturale per la diffusione della canzone alternativa e andrà ad affiancarsi a Lorien, l’archivio storico creato dal vulcanico e mai troppo osannato Guido Giraudo, autentico Conservatore di un fenomeno musicale, umano e politico che dura ormai da più di un quarto di secolo. La destra ufficiale farà ancora orecchie da mercante? Ai posteri l’ardua sentenza
Per finire, ho una curiosità che vorrei mi toglieste: chi era Piero?
"Piero" era un giovane militante del Fronte della Gioventù arrestato nel 1975 per -nientepopodimenochè - "tentata ricostituzione del disciolto partito nazionale fascista". All’epoca aveva diciotto anni ma, per gli inquisitori padovani che ne ordinarono l’arresto, era perfettamente in grado di ricostituire in compagnia di un drappello di coetanei addirittura il PNF... Si rifiutò sempre di rispondere alle domande del pubblico ministero. "Piero" festeggiò due compleanni in carcere a causa di questa sua scelta e, uscito dalla galera ventenne, si gettò nello studio e nella pratica del buddismo. Purtroppo, l’impegno politico, e soprattutto il suo senso dell’onore e dell’amicizia, lo "catturarono" nuovamente e nel 1982 tornò in carcere per "banda armata e associazione sovversiva". Festeggiò altri quattro compleanni in giro per varie carceri italiane. È in libertà dal 1985. A lui è rivolta la canzone "Pensando ad un amico" scritta da Mario nel 1982. Il vero nome di "Piero"
è di sua esclusiva proprietà.
Fabio Pasini