Il nostro è un periodico d’opinione, d’opinione politica, e di riflessioni. Per questo qualche volta non siamo del tutto tempestivi, preferendo tornare su situazioni ed avvenimenti con uno sguardo più pacato. Nonostante ciò, alla ripresa dalle vacanze estive, cercheremo d’essere più puntuali nelle nostre uscite, proprio per rendere un servizio più attento e preciso. Ci aspettiamo anche una sempre più attiva partecipazione dei lettori, perché Barbarossaonline si costruisce con lo scambio di idee e posizioni di tutti. Ma Barbarossaonline vuole essere sempre più presente ed incisivo. Perciò sta già organizzando per l’autunno un numero speciale sulla cultura della Destra, con la speranza di poter riuscire in seguito a concretizzarlo in un Convegno.
Barbarossa
DOVE VA LA DESTRA ITALIANA?
Siamo in molti a chiedercelo: dove va la Destra italiana? Sgomberiamo il campo da alcuni dubbi ed equivoci, prima di tutto. Quando parliamo - qui - di Destra in Italia non parliamo della Casa delle libertà. 0 meglio: parliamo dell’unico vero partito di Destra che fa parte della Casa delle libertà, cioè AN. Gli altri sono partiti di centro o al massimo di centro-destra. E in questo caso non parliamo di Destra italiana neppure facendo riferimento alle altre posizioni politiche che vanno da Forza Nuova al MSI Fiamma Tricolore sino alla galassia dei vari movimenti.
Ovvio,no? Neppure tanto, tenuto conto del linguaggio improprio usato dalla stampa. E non si tratta di rivendicare posizioni o primogeniture, ma di chiarirci una volta per tutte. Allora: dove va AN? Perché si avverte sempre più un certo scollamento fra le scelte della struttura del partito e quella che una volta era chiamata la base. Portiamo solo due esempi.
Prima di tutto la scelta di posizione nei confronti del problema israelo-palestinese. La presidenza del partito è decisamente filoisraeliana; le dichiarazioni di Fini, la sua volontà di recarsi in Israele, le mani tese costantemente mostrate, sono all’ordine del giorno. Non entriamo nel merito della scelta di campo, ma gli iscritti, i militanti, che ne pensano? Basta scorrere le email che giungono nelle mail list di Destra per avvertire quello che dire disagio è dire poco. I giovani iscritti ad Azione Universitaria e ad Azione Giovani inondano di messaggi la rete. Certo non quella ufficiale, controllata dal partito. Si va dall’aperta condanna, alla dichiarazione antiisraeliana dai toni sempre più accesi, sino a giungere a ironiche assimilazioni tra il colore celeste del simbolo del partito e quello della bandiera israeliana o alla definizione del nuovo simbolo di AN, dove al posto della fiamma tricolore c’è una stella di David! Intemperanze giovanili? Retaggio di un atteggiamento vetero fascista antiebraico? Può darsi, ma non è tacendo su tutto ciò che si risolve un dissidio aperto.
Altra questione è il finanziamento ai partiti. Fini e la dirigenza del partito vengono attaccati duramente per aver dimenticato il referendum di qualche anno fa, per aver sottoscritto insieme alle altre forze politiche un aumento di denaro pubblico - ancora una volta non entriamo nel merito della questione ma ci limitiamo ad evidenziare il fatto - che ha sollevato un mare di critiche.
Il fatto è che se stare nella Casa delle libertà ha permesso di giungere nella stanza dei bottoni, il prezzo che si sta pagando è, a dire di molti, troppo alto. AN sta perdendo identità? AN sta diventando sempre più liberista, più "berlusconiana"? Anche Mario Segni, che con AN tentò anni fa l’avventura dell’Elefantino (qualcuno se ne ricorda?) in un’intervista al Corriere della sera del 23 luglio scorso, a proposito del presidenzialismo voluto dalla maggioranza ha dichiarato :"AN non si rende conto che il modello francese comporta la sua uccisione politica: ammazza il bipolarismo, fondamentale per la sopravvivenza di una forza di destra. Il presidente può fare e disfare i governi mentre AN ha bisogno vitale di avere un ruolo. Voglio sperare che non abbia perso il senso dello Stato fino ad annullarsi pur di fare un piacere a Berlusconi".
Insomma dove va AN? Stiamo avviandoci verso il partito unico? Certamente no, almeno non per ora. Certamente i vertici del partito sanno quello che fanno e quali rischi si corrono, ma il timore che ad essere troppo furbi, a giocare d’astuzia per ricavare il massimo vantaggio, si possa perdere la propria identità è reale.
Il discorso è meno semplice e meno indolore di quel che possa sembrare. Cos’è AN oggi? E’ un partito che ha una solida base proveniente dall’ex MSI, con i suoi valori, con la sua storia (ricordiamo il polverone che si è sollevato quando qualcuno parlò di togliere la fiamma tricolore come simbolo?); ma è un partito che cresce grazie ad un elettorato che con il MSI non ha avuto mai nulla a che fare, anzi spesso, precedentemente, era su posizioni antitetiche. E’ nata una grande Destra che è diversa da quella storicamente formatasi ed è tanto vero e sentito che AN tiene, anzi cresce; segno che l’elettorato nuovo se ne frega (ohibò, un’espressone fascista
) della vecchia storia del MSI, dei saluti romani e degli "A noi!": un odore di nostalgia che si cerca di cancellare con robuste spruzzate di deodorante berlusconiano... Ora non sembra molto facile guardare ad una nuova Destra che perda i propri valori, che li annacqui con nuove scelte che tradiscano le radici di un passato che è la sua ragion d’essere. Ciò non vuol dire essere nostalgici, ovviamente, ma "rinnovare senza rinnegare", quante volte è stato detto. La nuova Destra non può prescindere dalla sua storia, dalle sue radici, dalla sua identità : non può svendersi, ma neppure arroccarsi su posizioni antistoriche.
I valori della Destra, radicati nella storia dell’Italia; la cultura della Destra, espressa attraverso un humus non solo letterario o esoterico; la sua attenzione verso il sociale, ma non verso concezioni populistiche cosa hanno a che fare con una cultura del mercato, dove l’uomo è visto solo come consumatore, come portatore di audience, come numero, come espressione quantitativa? E’ ancora una volta una questione di cultura, ma se a queste domande non diamo una risposta, vivremo sempre in questa doppiezza, in questa mancanza di chiarezza, in questo vivere alla giornata, con un colpo ora al cerchio, ora alla botte.
Antonio F. Vinci