La fusione tra FI e AN procede. Secondo alcuni a rilento secondo altri
non procede del tutto. E d’altra parte se matrimonio doveva essere, è stato chiaro fin dall’inizio che matrimonio d’amore non era, ma solo d’interesse. Certo, valori, ideali, punti fermi, strategie, molto in comune
ma l’ "odore" era diverso. Normale nei primi tempi questo distinguersi in "loro" e "noi"
da qualunque parte venisse segnalata la differenza
ma se i "distinguo" si perpetuano nel tempo
Anche nei migliori matrimoni la sposina per i primi tempi chiede quotidianamente consiglio a mammà, va a pranzo a casa dei suoi quando il marito è al lavoro, si fa consigliare dalle sorelle
ma prima o poi il cordone ombelicale deve essere tagliato! I "primi passi" del PdL hanno messo in luce, invece, come questo nuovo partito sia un’unione, non un’unità; come le differenze permangano; come i due tronconi, un troncone e un tronchetto
, siano stati unificati con un collante, che si spera di buona tenuta.. Così nel neonato PdL i commissari locali, quelli cittadini, sono due : uno quello dell’ex FI e uno quello dell’ex AN, lasciando dove possibile immutate le cariche rispetto al tempo dell’ultima tornata elettorale! E se da parte di AN ciò significa un bel successo, momentaneo, per non essere confinati nel famoso 30% della spartizione
, d’altra parte significa spostare avanti il problema, a dopo le elezioni congressuali, che prima o poi il PdL farà. Ora è tutto un fiorire di Associazioni. Nel milanese e in Brianza è nata l’associazione Fare Occidente (che ricorda il Fare futuro di Fini, ma già nel titolo è presente il richiamo a quei valori della Tradizione tanto cara agli ex aennini) e vicina a Romano La Russa. Nella provincia di Varese Ricordare il futuro, fondata dall’assessore regionale Luca Ferrazzi. Fare Occidente nasce per "essere attivi, consapevoli, propositivi, occidentali, italiani, di destra". E lo stesso logo è disegnato a caratteri "romani", sovrastato dal cordone tricolore, già simbolo di AN, affinchè non nascano dubbi...Ricordare il futuro come logo ha un’araba fenice che risorge dalle ceneri dopo la propria morte... e afferma che "crede nella partecipazione popolare e intende operare per l’affermazione dei diritti e della pari dignità dei cittadini, nel rispetto dell’identità nazionale, delle tradizioni dalle quali proveniamo, nelle quali ci riconosciamo e delle quali saremo sempre orgogliosi". La dirigenza dell’ex AN insomma si sta organizzando, per ora ovviamente in vista delle prossime elezioni regionali, ma per poi continuare. E’ questo è un dato importante ed interessante, ma la dice lunga sul bisogno di compattare i propri fedelissimi, i propri militanti dell’ex AN. Perché il timore dello sfaldamento, dell’abbandono - per altro già incominciato a livello di base - è forte. Non si tratta tanto di essere schiacciati dai numeri che gli ex di FI hanno all’interno del PdL quanto, appunto, dal concreto timore che molti di coloro che votavano, o erano iscritti ad AN, non accettino la nuova casa. I segnali sono già presenti e sono tanti. La Destra sta franando verso la Lega, che raccoglie gli scontenti della Destra e vede nei seguaci di Alberto da Giussano quello che una volta era presente nel MSI o AN : la militanza di base, i banchetti al mercato (dove vengono distribuiti i crocefissi in polemica con la sentenza di Strasburgo); la determinazione nei confronti dei nomadi e degli immigrati, e tanto ancora. Questa fusione, "a freddo" venne definita subito da molti, si basa su una considerazione di fondo : FI porta i numeri e il potere mediatico, AN la militanza e la struttura. A tutta prima sembra nascere una nuova potentissima macchina da guerra. Ed invece ci sono ancora dubbi, remore, riserve. Gli ex aennini mal sopportano la politica "imprenditoriale" dei nuovi compagni di strada, fedeli come sono ai loro valori, ai loro ideali (che, forse, a furia di ripetere iniziano a dimenticare
e talvolta diventano alibi dietro cui nascondere la modesta capacità di intervenire nel quotidiano); gli ex forzaitalioti guardano i nuovi amici un po’ come i parenti poveri, cui elargire qualche incarico, qualche CdA, qualche contentino, tanto per tenerli buoni. Per fortuna c’è Gianfranco Fini: sul parlare male di lui sono tutti d’accordo! E’ diventato il nuovo collante. Fini è la scheggia della Destra che va contro il cavaliere
Il grosso dell’ex AN è un’altra cosa: ormai si riconosce nel nuovo capo.
Barbarossa