Destra, se ci sei batti un colpo - Numero 53

La Destra italiana si interroga sul suo futuro. Nella confusione, nel vero e proprio marasma che alberga a sinistra come a destra, mentre sempre meno cittadini vanno a votare, bollati i politici come una "casta" di intoccabili che vivono su Marte, la Destra italiana cerca di ricomporre le fila.


Il tentativo hanno iniziato a farlo Renato Besana e Marcello Veneziani qualche mese fa. Veneziani ha lanciato un appello ( riportato in Letture di questo numero del Barbarossaonline) che si è poi concretizzato nel seminario sul Progetto Itaca il 15 luglio 2012, ad Ascoli Piceno nel Monastero di Valledacqua. Parole chiare sulla nascita della nuova Costituente di Destra, piene di speranza per la nascita di un nuovo movimento. Eppure non c’è stato quel gran interesse che ci si aspettava, o almeno si sperava : "Al dibattito sugli orizzonti di un’area culturale a destra in Italia, si è registrata finora una sostanziale assenza di interventi da parte di giovani pensatori, giornalisti, scrittori che hanno ricevuto una educazione sentimentale tra ‘tempeste d’acciaio’ e lezioni spirituali da samurai. Indagare le motivazioni del rumoroso silenzio di tanti aspiranti "maitre à penser" non è la priorità."( Itaca-Veneziani. Nessun ritorno. Ci vogliono novità, non sofismi cacciariani, Pubblicato su www.barbadillo.it del 9 luglio 2012 da Cesare Comanda).

Pietrangelo Buttafuoco, invece, è apparso entusiasta del Progetto: "Noi, col nostro Partito, non siamo di destra. Noi siamo gli eredi di un genio pragmatico che seppe fare dell’ideologia italiana l’alfabeto della modernità. Siamo quelli che devono stare svegli per avvisare i ragazzi di ciò che sta succedendo: l’Italia è alla deriva, l’Italia di oggi è peggio di quella di vent’anni fa quando venivano ammazzati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, morti inutilmente se la mia Sicilia è, adesso, la fogna del potere. L’Italia di oggi - che pure ha avuto la cosiddetta destra al governo - ha visto cadere l’ultimo velo di ipocrisia sotto il maglio dell’Euro. E tutti sono più poveri e tutti sono più schiavi perché l’Italia non ha sovranità politica. Non l’ha mai avuta, la sovranità, da quando abbiamo perso la guerra e l’Italia è ridotta ad essere periferia perché l’ha persa quella guerra. Non senza il carico d’odio di una guerra civile che dura ancora perché se c’è un passo zoppo in questa nostra Italia, c’è perché ci ritroviamo sciancati in ragione di una condizione d’eterno esilio cui sono stati costretti i nostri padri, noi pure e tutto ciò che è derivato dal pragmatico movimento politico molto italiano e tutto moderno, quello." (Pietrangelo Buttafuoco, Il ‘nostro’ Partito. Molto italiano, moderno e pragmatico, www.barbadillo.it, Pubblicato il 16 luglio 2012 ).

Ora, a qualche mese da quegli eventi, tutto tace… Intanto, in vista delle prossime elezioni, abbiamo assistito alla nascita di un nuovo movimento politico, Fratelli d’Italia-Centrodestra nazionale, frutto del percorso unitario di Ignazio La Russa, Giorgia Meloni e Guido Crosetto. Un nuovo soggetto politico venuto fuori dal PdL, ma non contro il PdL. Eppure il movimento di Giorgia Meloni e Crosetto inizialmente aveva fatto nascere la speranza di essere una formazione che guardava alla costruzione di una nuova comunità di Destra, che avrebbe potuto richiamarsi ad una tradizione identitaria, tenuto conto anche della storia personale della Meloni. Indubbiamente ha giocato a favore della veloce fusione con il raggruppamento di La Russa l’ovvia constatazione realistica che, da soli, non si va da nessuna parte.

Ci sono poi coloro che provengono da AN e sono rimasti nel PdL; ci sono i fedeli di Fini; c’è Storace con la Destra.

Alla vigilia delle elezioni, quale Destra, dunque, in Italia? Dopo il tentativo del Terzo Polo, Fini va con Mario Monti, chiudendo definitivamente ogni velleità di destra a chi lo segue. Storace si mantiene con il suo simbolo e il suo partito, ma si candida alle regionali del Lazio come governatore e forse potrà contare sull’appoggio di Berlusconi: distinto ma non distante. Ma è ancora da vedere. Altri restano nelle fila del PdL, come Gasparri.

E’ la fine della Destra? Divisa, frammentata, la diaspora della Destra italiana non è stata mai così tangibile.

A questo punto dobbiamo fare alcune considerazioni.

Con l’attuale sistema elettorale, da soli si perde. Il bipolarismo insegna che solo unendosi, alleandosi, federandosi, si possono salvare anche le minoranze politiche. E questo lo stiamo vedendo sia a destra che a sinistra. Perseguire l’ideale di una presunta "purezza", la linea di "duri e puri" lo fa solo la Lega. E non più come una volta…Tant’è che alla fine anche la Lega di Maroni ha fatto l’accordo con il PdL, pur di ottenere la Lombardia …

La politica vera è anche realismo, forse soprattutto realismo, senza sfociare in cinismo, certo, e quindi non può non tenere conto della necessitante realtà. Diversamente ci si chiude in un ghetto di testimonianza che alimenta solo reducismo e nostalgie. Nella realtà, se si fa politica, bisogna incidere; il difficile è fino a che punto di compromesso si possa giungere. Ma stiamo dicendo delle banalità, forse…

Ora in Italia c’è un’emergenza : la necessità che nasca una nuova, moderna, unitaria, seria, Destra. Un problema che esiste da sempre. In Italia, dopo la fine della guerra, non c’è stato un partito veramente di Destra, conservatore senza essere reazionario, propositivo di una visione globale della vita, della società e del lavoro. Il MSI era troppo legato al passato regime fascista per essere visto come un moderno partito conservatore e quando, dalle ceneri di quel partito, si è andati oltre, beh vediamo in che stato siamo rimasti…La fusione nel PdL ha smorzato le velleità della costruzione di una Destra moderna, assorbiti nel pluralismo delle anime presente già in FI. Ora la pressante situazione presente spinge alla fondazione di una nuova Destra.

In concomitanza c’è l’emergenza delle elezioni. C’è il rischio di voler mettere da parte la costruzione della nuova Destra per affrontare il nodo elettorale, che pure ha la sua priorità. Ma è proprio qui il punto: approfittare delle elezioni prossime per costruire la nuova Destra. Una Destra che abbia programmi suoi propri, anche se non necessariamente e drasticamente alternativi al centrodestra del PdL; una Destra che riscopra la sua tradizione, che faccia il "cane da guardia" al PdL e che lo richiami quando si dovesse dimostrare troppo morbido su certe questioni non negoziabili. La nuova formazione di destra, Fratelli d’Italia, è nata dall’idea dello spacchettamento di Berlusconi; è frutto non di un’autonoma volontà di ridare fiato alla destra ma di fare un lavoro di sponda al PdL. Non a caso si chiama "centrodestra nazionale". Noi non siamo "centrodestra"; siamo e vogliamo essere sempre Destra.

Una cosa è certa: non si vuole morire non solo democristiani ma neppure berlusconiani. Almeno la Destra più tradizionalista. Si vuole rifondare o nascere del tutto ( che, ovviamente, non è la stessa cosa …); non dimenticando la tradizione. E’ la maledizione della Destra italiana. Periodicamente in cerca di sé, di punti di riferimento e perennemente incapace di leggere nel presente. Il "testamento" morale di Franco Cardini ( da leggere, e da meditare ,nella rubrica Letture del giornale) vede nero, nel senso che ormai non c’è più nulla da fare: la Destra è morta. Parce sepulto, perdona chi è morto. Ma è proprio così? Ci dobbiamo proprio arrendere? Stiamo attenti a non cadere nell’accettazione obbligatoria della resa, in una specie di scetticismo romantico, del "tutto è perduto". Indubbiamente i motivi ci sono: una realtà che è mutata e muta incessantemente; l’incomprensione del mondo che ci circonda; soprattutto la consapevolezza d’essere indifesi a qualsiasi livello. C’è una specie di globalizzazione dell’impotenza : siamo impotenti di fronte ai mercati finanziari, di fronte ai politici che fanno quello che vogliono, di fronte ai figli, alle nuove generazioni, che vediamo come dei marziani (ma , almeno, alle crisi generazionali eravamo abituati …); di fronte al mutare dei rapporti tra uomo e donna; di fronte al dilemma che ha avuto nella tragedia civile ed umana di Taranto il suo simbolo : vivere, lavorando, per morire di inquinamento o morire di fame, per vivere salubri. La destra si interroga, si interroga e chiede un nuovo modo di fare politica, nuovi modelli di pensiero, nuove soluzioni, nuove proposte. Il momento è difficile, ma può essere anche gravido di mutamenti epocali. E così si fa il solito appello ai giovani ( ci si dimentica sempre che già qualcun altro aveva intitolato il proprio inno "Giovinezza"…). Ma quali giovani? Come se, poi, l’età anagrafica fosse sicura testimonianza di pragmatismo, di intelligenza politica, di capacità di interpretare la realtà. E comunque non certo di esperienza.

Perché di questo si tratta:nuove soluzioni per una lettura del presente. Per favore, che qualcuno si faccia avanti. Che la Destra si decida. Destra, se ci sei batti un colpo! Fatele queste proposte. Basta piangerci addosso, basta consumarci in analisi: facciamo delle proposte! Cardini è un grande pensatore che, a sentire le sue parole, sente il peso della vecchiaia. Per questo, e per tanto altro …, risponde all’invito di tornare a Itaca dicendo : " quando parlate con finta nostalgia di un Passato mai esistito e di un Futuro che non ci sarà mai e che in fondo non v’interessa, mi annoiate. Vi saluterò con affettuosa mestizia, mentre volgete le vostre prore verso Itaca".

Ma noi, non più giovani come lui, diciamo ancora, nonostante tutto, "andiamo avanti"! Sbaglieremo? Sarà l’ennesima delusione? E’ molto probabile.

Ma in questo non arrendersi mai sta lo spirito della Destra.

E sono sicuro che il deluso Cardini, il grande Cardini, sarà ancora con noi con il suo insegnamento. Sarà presente magari per bacchettarci, per mostrare le nostre illusioni, ma di questo gli saremo grati.

Antonio F. Vinci