Nei prossimi mesi andranno ad elezioni Legnano e Gallarate. Legnano governata fino al 2019 dal centrodestra ed ora commissariata da maggio dello scorso anno sotto la guida del vice prefetto Cristiana Cirelli, in seguito a vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’ex primo cittadino Giambattista Fratus, l’ex vicesindaco Maurizio Cozzi e l’ex assessore Chiara Lazzarini nell’inchiesta “Piazza Pulita”. Tutti e tre condannati nel processo di primo grado. Gallarate governata da Andrea Cassani, della Lega, che ha tenuto saldamente ferma la barra del timone dell’Amministrazione cittadina, dopo vicende giudiziarie che hanno portato ad un cambio di alcuni componenti della sua Giunta. Indubbiamente questi precedenti giocheranno un ruolo importante nello svolgimento della campagna elettorale nelle due città. Probabilmente in modo più marcato nella città di Legnano dove sono presenti anche altri candidati di destra. Ma anche il centrodestra di Gallarate dovrà dimostrare d’avere le capacità e le competenze necessarie per chiedere nuovamente la fiducia dei propri cittadini, passata la tempesta. Non entriamo nel merito delle varie vicende giudiziarie che hanno interessato le due città, perché a tutti note, ma vogliamo soffermarci invece sulla necessità che il centrodestra dovrà dotarsi di un piano prospettico del futuro della città ben preciso, alto, capace di prefigurare che tipo di città si vorrà per i prossimi anni. Questo lo si fa sempre in occasione delle consultazioni elettorali nei programmi dei vari partiti, ma oggi, dopo il Covid che ha cambiato un po’ la mentalità della gente, dopo quello che è successo dal punto di vista giudiziario nelle due città, diventa fondamentale. Sappiamo benissimo le difficoltà di carattere economico che i Comuni si trovano ad affrontare, specialmente in questo difficilissimo momento; sappiamo che molte volte alla cittadinanza interessa più la sostituzione della panchina rotta nei giardinetti che generici piani per il futuro che rischiano di essere il classico libro dei sogni; e sappiamo anche che ogni Amministrazione si preoccupa di guardare avanti, di migliorare l’ambiente, lo stile di vita della propria città. Ma ora, ora che pare che il mondo sia cambiato – ci piaccia o no – molto più velocemente di quanto ci si potesse aspettare; ora che vediamo la realtà circostante con occhi diversi; ora che sono nate altre priorità rispetto al passato, ora dobbiamo interrogarci su come vogliamo le nostre città del futuro, più e meglio di prima. E avere coraggio. A questo interrogativo il centrodestra, e la destra in modo particolare, non può e non deve sottrarsi. Su “La Verità” del 26 luglio è apparso un articolo di Marcello Veneziani : “L’unica destra che va bene è una destra mezza morta”. Quali sono, allora, i principi fondanti della vera destra per Veneziani? Dio, patria e famiglia. Nulla di nuovo sotto il sole della destra, ma è importante non dimenticarsene: “ Dio si traduce in difesa della civiltà cristiana e dei suoi valori, senso religioso e rispetto del sacro; patria si traduce in sovranità nazionale, etica comunitaria, rispetto della memoria storica e dell’amor patrio; famiglia si traduce in difesa della società naturale, priorità alle famiglie costituite da padre, madre, e figli, denuncia dell’uso ideologico e penale delle tutele di omo, trans, e dintorni. Questa è la destra, signori, la destra reale”. Ecco, anche se non si tratta di tracciare i destini dell’universo, ogni programma politico/amministrativo di centrodestra non può prescindere da questi punti, che vanno declinati con realismo nella vita cittadina di ogni giorno. Quale città vogliamo nei prossimi anni? Va bene potenziare l’illuminazione, va bene asfaltare le strade per colmare le buche, va bene tutto ma sempre guardando a questi punti cardinali, nella vita quotidiana : un’attenzione alle famiglie, ai più deboli, alla tradizione locale, agli anziani, alla tolleranza, alla memoria storica, al rispetto reciproco, alla difesa dell’infanzia. Ci vuole un cambiamento di clima morale; si deve poter percepire che non si tratta delle solite, generiche, aspettative, ma di fatti concreti, anche piccoli, anche banali, ma che possano incidere e decretare il cambiamento. Di fronte ad una civiltà sempre più basata sull’omologazione e sul conformismo creare l’ambiente per sentirci sempre più comunità.
Il Barbarossa