Un elemento caratterizza le proteste di docenti, studenti, famiglie contro la riforma Moratti:il numero di frottole, bugie, menzogne, chiamiamole come vogliamo, non cambia la sostanza. Mi viene spontaneo chiedermi come mai, dato che secondo costoro si tratta di una riforma così negativa, c’è bisogno di inventarsi tante falsità e non si muovono critiche invece su problemi reali. Si parla di grave attacco alla scuola statale, si accusa il governo di voler privatizzare la scuola e di finanziare la scuola privata a discapito di quella pubblica, ma non si dice che la legge di parità fu voluta dal governo di centro-sinistra con la legge 62 del 10/3/2000. Si grida contro i tagli ai finanziamenti per la scuola: guardiamo le cifre. Le risorse destinate alla scuola hanno avuto un notevole incremento :nel 2002 i finanziamenti complessivi sono stati di 36.840 milioni di euro, nel 2003 di 37.603 milioni di euro , nel 2004 vi è una previsione di spesa di 39.240 milioni di euro. Infine il Piano programmatico degli interventi finanziari della scuola prevede lo stanziamento di 4.037 milioni di euro già iscritti a bilancio per il periodo 2004-2008. Con questi soldi verrà garantito l’insegnamento dell’inglese e l’alfabetizzazione informatica nella scuola dell’infanzia e nella prima elementare su tutto il territorio nazionale, nonché l’attuazione reale del doppio canale che mette la scuola italiana al passo con i più avanzati paesi europei. Sono questi i tagli di cui parlano i sinistri contestatori? Si accusa il ministro di visione aziendalistica della scuola. Sia pure, qual è il problema? Considerare la scuola una particolare forma di azienda che produce istruzione, formazione, cultura e prepara efficacemente i giovani ad affrontare il mondo universitario e del lavoro è un fatto positivo o negativo? Altro cavallo di battaglia di una contestazione sempre più colorata, vivace e fantasiosa che organizza anche allegre scampagnate in bicicletta per le vie della città è l’accusa che il tempo pieno è morto e che ci sarà solo uno "spezzatino didattico" che non assomiglierà neanche lontanamente alla gloriosa ed efficiente ( ????) scuola attuale. Basta leggere l’art. 15 del Decreto legislativo 23/1/04 che recita: "è confermato .il numero dei posti attivati complessivamente a livello nazionale per l’anno scolastico 2003/2004 per le attività di tempo pieno e di tempo prolungato ..Per gli anni successivi, ulteriori incrementi di posti per le stesse finalità...". Si possono formulare tre ipotesi:
- I signori contestatori non sanno leggere.
- I signori contestatori leggono, ma non capiscono.
- I signori contestatori sono palesemente in malafede.
A voi la scelta. Non si capisce poi come mai e perché, essendo gli insegnanti che oggi organizzano tanto efficientemente la didattica gli stessi che la organizzeranno domani, dovrebbe crollare la qualità della scuola. La libertà didattica, la responsabilità organizzativa, la competenza e professionalità dei docenti garantisce e garantirà la qualità della scuola. Anche sull’insegnamento della lingua inglese e dell’informatica la falsità è imperante. L’insegnamento dell’inglese viene introdotto sin dal primo biennio della scuola primaria su tutto il territorio nazionale,l’alfabetizzazione informatica mira ad avvicinare i più piccoli alle nuove tecnologie nelle prime classi della scuola primaria. E’ vero che alcune scuole in aree privilegiate del paese garantiscono ben più di un’ora settimanale di inglese e hanno un’utenza che è già ben più che alfabetizzata a livello informatico, ma stiamo parlando di una legge che si rivolge al territorio nazionale. Curiosa poi e incomprensibile è l’ostilità alla partecipazione delle famiglie. L’art. 30 della Costituzione riconosce ai genitori il diritto e il dovere di "istruire ed educare i figli" , i decreti delegati del 1974 introducono la partecipazione dei genitori e oggi, dopo 30 anni, si contesta il coinvolgimento delle famiglie. Si contesta che la legge Moratti citi più volte la centralità della famiglia nella vita dello studente. Ma le famiglie che vanno in piazza con gli striscioni si rendono o no conto che stanno manifestando contro il loro diritto-dovere di educare i propri figli? Sono tutte d’accordo di delegare in toto alla scuola? E’ vero che nel nostro paese in troppi imparano per prima cosa e declinare le proprie responsabilità, ma mi sembra che un auto-esproprio del proprio ruolo di genitore sia veramente eccessivo. Contestare è lecito, può e deve essere costruttivo, ma occorre coerenza, preparazione, propositività. Nelle recenti manifestazioni di piazza mi sembra che abbia regnato la demagogia, la disinformazione, il tanto peggio - tanto meglio, la voglia di contestare tutto, comunque e a prescindere. Che squallore!
Pierangela Bianco