Sabato 23 ottobre, Sala Congressi della Provincia di Milano. Si riunisce lo stato maggiore di Nuova Alleanza, la corrente di AN capitanata dagli on. Matteoli, Urso, Nania, presenti al Convegno. Il titolo scelto è quanto mai significativo : Identità e futuro - La Destra cambia l’Italia. Fanno gli onori di casa il senatore Servello e l’on. Cristiana Muscardini. Numerose le presenze di senatori, onorevoli, assessori, consiglieri che rappresentano un po’ tutta l’Italia. Fra i lombardi si riconoscono il consigliere regionale Silvia Ferretto e l’ex assessore regionale alla Formazione Guido Bombarda. Prende subito la parola il senatore Franco Servello.La sua relazione introduttiva chiarisce immediatamente che il binomio - identità e futuro - non è una scelta destinata solo a colpire l’immaginazione dei presenti : "Se è vero, infatti, che un eccessivo e acritico attaccamento a radici e identità produce irrilevanza politica e sclerosi delle idee, è altrettanto vero che la cancellazione delle radici ideali produce un machiavellismo di quart’ordine e un pragmatismo cieco e di corto respiro". La zampata del vecchio leone si fa subito sentire. Ma non è che l’inizio. Perché se il quadro generale è quello di un processo di modernizzazione "non dell’individuo astratto, ma della persona concreta, con i suoi legami familiari, sociali e comunitari", è la situazione interna ad Alleanza Nazionale che sta a cuore a Nuova Alleanza e al senatore Servello. L’ immagine del partito, appannata come viene percepito da alcuni, è un segnale importante, perché AN ha perso il gusto della discussione politica nelle sedi opportune, dando l’immagine di una tensione interna tra le diverse componenti. Inoltre, citando un’analisi del Foglio di Ferrara, il partito appare come privo di un forte tema di riferimento della propria azione politica , contrariamente a Forza Italia e alla Lega; e questo per la volontà di voler rappresentare tutti gli aspetti nazionali, senza una particolare vocazione sociale. Servello chiude il suo intervento affermando :" Intendiamo insomma dire che il nostro partito o rappresenta l’elemento propulsore delle riforme sociali e politiche necessarie per la modernizzazione italiana, oppure si deve accontentare di gestire una rendita di posizione tutt’altro che esaltante". Il senatore Collino, pur riconoscendo sinceramente ed ampiamente a Fini la figura del leader, ne sottolinea l’atteggiamento che fa del "divide et impera" la sua regola. Già le regole. E’ quanto a più voci viene chiesto in questo Convegno nazionale. E Collino è stata magna pars, perché se lo scioglimento, così come viene proposto da alcuni, sa di ipocrisia, è lo stabilire delle regole ben precise all’interno del partito che darà vita alla scomparsa del correntismo. Collino propone un’alleanza di volenterosi per dar vita ad un laboratorio politico che sappia riscrivere le regole, che porti a governare il partito con equità. Diversamente gli elettori, già dalla prossima tornata , quella regionale, spazzeranno via AN. E Cristiana Muscardini, a proposito di correttezza, già all’omaggio di Servello che saluta la sua quarta elezione al Parlamento europeo, ricorda come si sia fatto di tutto per ostacolarla in queste elezioni. E si riferiva, ovviamente, alle strutture lombarde del partito. Quel partito che alla Muscardini appare sempre più "virtuale". Questa la domanda che l’europarlamentare nel suo breve, ma al solito chiaro e netto, intervento ha posto: in Lombardia abbiamo perso più che nelle altre elezioni. Cosa si intende fare? E così via. Non intendiamo stancare i nostri lettori con il resoconto di tutti gli interventi, ma la certezza che viene fuori da questo Convegno è che un partito che appare governato sempre più da una logica spartitoria di cariche, incarichi, prebende, assessorati, consigli di amministrazione, e chi più ne ha più ne metta, per il solo fatto di appartenere ad una corrente piuttosto che ad un’altra, un partito siffatto non fa molta strada. Le prime avvisaglie, i primi scricchiolii li vediamo già da tempo, sia come calo del consenso elettorale che come abbandono di militanti ed iscritti. E’ pur vero che parecchi abbandonano per saltare su un altro carro, magari sempre della Casa della libertà (particolarmente gettonato pare ultimamente l’UDC
) ma il fiuto ( che non sbaglia mai
) di chi scappa via prima che la barca affondi è migliore di qualsiasi sondaggio d’opinione
E sono sempre di più i transfughi
Chi guarda ad AN ha l’impressione, e non è solo un’impressione superficiale, che si stia combattendo una guerra di e tra correnti, senza esclusione di colpi. L’essere diventati un partito di governo ha destato appetiti vecchi e nuovi per interessi personali, dimenticando la vecchia tradizione del MSI. Quando essere missini significava solamente perdere - tempo, denari, elezioni - c’era indubbiamente uno spirito diverso, forse più romanticamente carbonaro, ma certamente politicamente più etico, esaltante, forse unico. Ci si sentiva un po’ i reietti, i maledetti, gli appestati della politica italiana, ma si combatteva per dei valori e degli ideali nei quali si credeva quasi per DNA. Ora, passi per chi si è avvicinato ad AN senza aver fatto l’anticamera nel vecchio MSI, perché non può sapere l’aria che si respirava, quando ad essere dichiarati "fascisti" si correva anche il rischio di perdere la vita. Ma i vecchi iscritti hanno proprio dimenticato quegli anni? La lezione di Almirante è rimasta buona solo per citarla nelle riunioni di partito? Il vecchio MSI veniva visto come un partito di nostalgici, ma sostanzialmente onesti, dediti con passione alla politica nel senso vero del termine, senza compromessi. Non vorremmo che avesse ragione, oggi, chi allora diceva che ciò era possibile solo perché, allora, eravamo un partito ai margini del potere
Barbarossa