Fotografia del paese - Numero 55

 

Quale migliore fotografia dell’Italia di quella che, annualmente, il CENSIS ci comunica? Quest’anno, il 6 dicembre, il Centro Studi Investimenti Sociali, fondato nel 1964, dà un’immagine della situazione italiana tutt’altro che rassicurante. Ce ne eravamo accorti anche noi, ma quando non è la polemica giornalistica o il livore politico a tratteggiarla, ma questo prestigioso Centro Studi, beh un po’ più preoccupati lo si è. In questo rapporto senza mezzi termini la classe dirigente italiana viene vista come colei che "tende a ricercare la sua legittimazione nell’impegno a dare stabilità al sistema, magari partendo da annunci drammatici, decreti salvifici e complicate manovre che hanno la sola motivazione e il solo effetto di far restare essa stessa la sola titolare della gestione della crisi". Molto chiaro, non c’è che dire. Nella nostra società si sono così imposte - è sempre il Rapporto a sottolinearlo - tre tematiche in seguito a questa situazione : l’Italia è sull’orlo dell’abisso; la situazione è di grave stato di instabilità; "non abbiamo una classe dirigente adeguata a evitare il pericolo del baratro". La conseguenza di questa situazione, direi morale oltre che economica e sociale, è che la nostra società è diventata "sciapa" ( è sempre il Rapporto a dare questa definizione) e in essa è presente "troppa accidia, furbizia generalizzata, disabitudine al lavoro ed evasione fiscale". Gli italiani, insomma, sono diventati un popolo di "malcontenti e infelici". Addio al Belpaese, dunque! Confesso che considerare la nostra società "sciapa" mi ha colpito. Ci siamo sempre vantati, noi italiani, di farla franca, di essere più dritti degli altri, più furbi, magari più arruffoni, ma senz’altro più in gamba, un po’ mascalzoncelli ma simpatici, uomini di mondo, facili alle barzellette, simpatici furbacchioni. Ma sciapi, no. Mai. Ora scopriamo di essere anche insipidi, privi di sale e, come dicono in Toscana, sciapi, cioè sciocchi. Bene, prendiamone atto. Guardiamo in faccia la realtà: un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori? No, di sciapi. Beh, questo proprio non ce lo aspettavamo. Ma è la realtà. Abbiamo perso la nostra dignità e non solo perché, impotenti, siamo strangolati dalla finanza internazionale; perché abbiamo perso la sovranità; non abbiamo difeso come avremmo dovuto i nostri due marò in India. Abbiamo perso la nostra dignità perché non siamo più capaci di reagire alla situazione generale che ci circonda, perché - come dice il Censis - siamo dominati dall’accidia. E’ il caso di ricordare come Dante puniva gli accidiosi? Sono costretti a correre lungo la IV cornice del XVIII canto del Purgatorio gridando esempi di sollecitudine :"Ratto, ratto che ‘l tempo non si perda per poco amor", gridavan li altri appresso, "che studio di ben far grazia rinverda". Un invito a far presto, per operare bene e far rinverdire in noi la grazia di Dio. Molto più prosaicamente ora dobbiamo correre. Sì, correre perché il tempo, come la pazienza, è finito. A Roma sembra che non ci si renda conto di ciò. Presto, prima che sia troppo tardi.

A.F.V.