Per i comunisti italici "il Migliore" era Palmiro Togliatti, un signore che quel superlativo lo meritava tutto, sia per le sue indiscusse doti politiche sia per la capacità che ebbe nel mantenere talune relazioni internazionali non sempre supportate da limpidi sentimenti democratici. Per Jacques Chirac invece, parlando a nome della destra francese, "il migliore di tutti noi" è Alain Juppé, eletto a capo dell’"Unione per un movimento popolare", nata sulle ceneri del "rassemblement" gollista. Si tratta del più grande partito della destra europea, che raccoglie sotto un’unica bandiera tante anime diverse, sul modella della spagnola "Alleanza popular". La nuova formazione della droite - in Francia non si usa parlare di "centro-destra" - è stata infatti benedetta dall’ospite d’onore del congresso fondatore, tenutosi nella banlieu di Parigi, quel Josè Maria Aznar, primo ministro spagnolo, homo novus di un’Europa che ha messo in minoranza le sinistre. Aznar, illuminato dai giochi di luce di una fastosa scenografia all’americana, sfoggiando un francese fluente ha fornito ai presenti, vogliosi di grandeur ma per nulla imbarazzati delle baguettes portate da casa, la sua ricetta tanto semplice quanto terribilmente complicata ad altre latitudini: "Per vincere non servono tre o quattro équipe, ma una sola, non tre o quattro progetti, ma uno solo. Non tre o quattro partiti alleati ma uno solo
". Alle sfarzose assise parigine che hanno dato i natali all’Ump (stessa sigla dell’Unione per una maggioranza presidenziale, la vittoriosa macchina elettorale di Chirac); erano presenti anche il premier portoghese, José Manuel Barroso e la presidente della Cdu tedesca Angela Markel, a cui l’onorevole sconfitta di Edmund Stoiber contro il cancelliere Schroeder nulla toglie in quanto a meriti. A dir la verità è da ritenersi modesta la rappresentanza italiana, affidata ai forzisti Antonione e Tajani. In ogni caso esponenti politici di mezza Europa erano lì, oltre che per rendere omaggio, per studiare questa destra francese che vuole fermamente essere e restare unita a dispetto delle diverse componenti, che pur esistono, e dei tanti galletti, è proprio il caso di dirlo, nel pollaio. I "colonnelli", come si direbbe da noi, scalpitano, dal ministro-gendarme Nicolas Sarkozy, responsabile dell’Interno, al moderato François Fillon, ministro del Lavoro. Per ora si registra l’ascesa, anzi la ri-ascesa di Alain Juppé, già primo ministro bocciato alla prima prova elettorale, personaggio piuttosto antipatico, elitario e spocchioso. Eppure Chirac per guidare il governo dopo la vittoria delle ultime politiche ha chiamato Jean-Pierre Raffarin, un anti-Juppé, il teorico della "France d’en bas", della Francia provinciale, popolare, conservatrice ed anti-elitaria, qualcuno dice anti-parigina. È una destra eterogenea, dunque, quella transalpina, ma carica di entusiasmo. Questa droite si guarda allo specchio e si piace molto e piace molto soprattutto a Jaques Chirac, "le roi de la République", che allontanati i fantasmi delle inchieste giudiziarie a carico suo e di qualche familiare (niente paragoni, s’il vous plais
) si ritrova un governo che sta recuperando la fiducia dei connazionali, attraverso la politica per la sicurezza, la moderazione fiscale e il dialogo sociale. Mentre lui, "le président", liberatosi della scomoda coabitazione, può dedicarsi all’alta politica internazionale dimostrando, nel dibattito e nelle trattative sulla questione Iraq, che può esistere una destra che, quando serve, sa dire "no" agli americani e sfidando sul Patto di stabilità la Commissione europea che contesta i conti di Parigi. Non c’è che dire: questi francesi sono un ottimo modello e se sono antipatici, pazienza, quelli bravi lo sono quasi sempre. Di simpatici coglioni (chiediamo scusa per il francesismo
) l’Europa ne ha avuti e ne ha fin troppi. E poi a noi non dispiace affatto il nome di "Maison bleu" che qualche osservatore ha utilizzato per definire la destra d’Oltralpe. Ha un qualcosa di familiare, senza parlare di "fratellanze, sorellanze, cuginanze o di altre parentele bastarde
".
Fabio Pasini